Nazario Di Cicco: “Mi hanno distrutto perché denunciai malasanità”, queste le parole del luminare di Caserta in una lunga intervista a Storie Italiane. Il chirurgo infatti denunciò le condizioni disastrose di alcuni ospedali del Casertano: i corridoi, i muri scrostati e le pozze d’acqua per terra, gli insetti nei bagni con topi e piccioni morti. Di Cicco ha vinto la causa, ma ha tenuto a precisare: “Non è una causa vinta, è una causa persa: non era né le sentenze dei magistrati né i soldi dell’Asl, ma la considerazione del paziente e della sanità. Rispetto a questo punto di vista, la situazione non è migliorata”. Infatti il chirurgo non può più operare, con una perizia dell’ospedale che gli ha affibiato la mobbing syndrom: “una malattia inesistente” e che lo ha tenuto lontano dalla sala operatoria.
LA STORIA DI NAZARIO DI CICCO
“Nel passato ho prima fatto segnalazioni orali e scritte all’azienda, quando ho visto che era tutto inutile ho scritto un articolo di giornale. Mi hanno sottoposto a una visita per accertare se fossi idoneo e un esame obiettivo, dove non sono stati riscontrati sintomi” ha sottolineato Di Cicco, ma nonostante ciò è stato relegato alle scartoffie dall’istituto casertano. Presente in studio Mario Falconi, che ha commentato: “Conoscendo molte realtà della sanità del sud Italia, dargli la solidarietà è poco. Non conosco bene la storia, ma c’era un duplice aspetto: contrattualmente è previsto che uno non possa critica l’azienda. Io credo che all’inizio abbia fatto delle segnalazioni all’azienda prima di esplodere, proprio per tutela del paziente. Ma non solo: ci sono stati dei colleghi, una commissione medica, che lo hanno giudicato non idoneo a praticare la professione”.