Crisi Pernigotti: la proprietà ha chiesto un anno di cassa integrazione per i 100 dipendenti dello stabilimento di Novi Ligure dove cesserà la produzione. Lo ha precisato l’azienda in una nota, aggiungendo che «si adopererà affinché il personale possa essere ricollocato presso aziende del settore o terzisti durante o al termine del periodo di cigs». L’azienda, per salvaguardare lo storico brand, «continuerà nella distribuzione e commercializzazione dei prodotti alimentare, mentre procederà all’individuazione di partner eccellenti a cui affidare la produzione dei propri articoli». Sulla vicenda – come riportato da Repubblica – è intervenuta anche Gianna Pentenero, assessore al lavoro della Regione Piemonte. «Una decisione, quella del gruppo turco proprietario dell’azienda, incomprensibile e inaccettabile, che la Regione Piemonte cercherà di contrastare in ogni modo». La Regione Piemonte è pronta a convocare un tavolo sul caso Pernigotti. «Trattandosi dell’ennesimo gruppo straniero intenzionato a lasciare il nostro territorio, dopo averne acquisito il know how, è tuttavia necessaria anche la convocazione di un tavolo ministeriale, che chiederò oggi stesso». (agg. di Silvana Palazzo)
IL SINDACO: “DECISIONE ASSURDA”
Chiude la Pernigotti, un pezzo di storia dell’industria dolciaria italiana. L’azienda di Novi Ligure che ha 200 dipendenti chiuderà, il marchio invece dovrebbe traslocare in Turchia. I pochi impiegati del settore commerciale che rimarranno saranno trasferiti a Milano. Ci sono le avvisaglie di una dura battaglia, ma la salvezza dell’azienda appare molto difficile. «È una decisione assurda e inaccettabile. Occorre capire le cause che hanno portato la proprietà a presentare sempre solo perdite, nonostante il settore dolciario tiri», ha dichiarato il sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere, rivelando di aver già informato il prefetto e i parlamentari del territorio. «Non rinunceremo mai a un marchio storico, che la proprietà vorrebbe tenere, ma non si sa per cosa farne. La Pernigotti è patrimonio di Novi e dei novesi, oltre che un grande nome conosciuto che non può finire così», ha aggiunto Muliere, ribadendo la sua posizione al fianco di operai e sindacati. (agg. di Silvana Palazzo)
PERNIGOTTI CHIUDE
Pernigotti chiude. Chiude i battenti la storia fabbrica Pernigotti di Novi Ligure, provincia di Alessandria (Piemonte). La notizia era nell’aria da qualche settimana a questa parte, e nelle ultime ore è arrivata la conferma da parte dei sindacati. Questi hanno avuto nella giornata di ieri un incontro con i proprietari della storica azienda dolciaria, il gruppo turco Toksoz, che ha deciso di fermare la produzione definitivamente. Come sottolineato dai colleghi dell’edizione di Rai News, in mattinata si terrà un incontro fra gli stessi sindacati e il sindaco di Novi Ligure, a cui farà seguito un’assemblea per decidere come attuare la manifestazione: «Dalle 13 – le parole di Tiziano Crocco dell’Uila – assemblea con i lavoratori per decidere la mobilitazione. Sarà un’iniziativa forte per rimarcare il duro colpo che subiranno la città e l’economia della provincia». Stando a quanto spiegato dal segretario Flai Cgil Marco Malpassi, la chiusura dello stabilimento di Novi comporterà il licenziamento di ben 100 persone.
LA PRODUZIONE VA IN TURCHIA
Secondo Malpassi la situazione negativa dell’azienda è ormai nota da anni: «Continuavamo a vedere questo ‘bagno di sangue’ – racconta – nella gestione e per anni ci hanno dato dei gufi, tanto che anche ad Eurochocolate di ottobre la proprietà negava che lo stabilimento di Novi avesse problemi». 50 i milioni di euro persi negli ultimi 5 anni, soldi che invece, stando a Malpassi, si poteva investire meglio con un piano industriale serio e con l’uso degli ammortizzatori sociali. I sindacati avrebbero infatti potuto ottenere dal ministero del lavoro e dello sviluppo economico un anno di cassa integrazione straordinaria per ristrutturare lo stabilimento e permettere alla proprietà un investimento per rilanciare la stessa società. «Ma l’azienda – ha aggiunto e concluso amareggiato Malpassi – ha detto un ‘no’ definitivo, irresponsabile a arrogante». I sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil non hanno alcuna intenzione di arrendersi: riunione fiume in corso da stamattina alle ore 6:00.