Udienza preliminare del processo per l’omicidio di Jessica Faoro, la 19enne massacrata con 85 coltellate, a carico del presunto killer, il tranviere Alessandro Garlaschi. Si è tenuta ieri e porterà alla condanna del 39enne, a cui sarebbe stato diagnosticato un “disturbo passivo-aggressivo”. Questa patologia al momento del delitto lo avrebbe proiettato in “una condizione di scompenso psichico tale da escludere la sua responsabilità soggettiva” Così ha parlato l’avvocato Francesca Santini, che ha chiesto al giudice il rito abbreviato. Il processo potrebbe decidersi dunque a colpi di consulenze psichiatriche. Ieri il padre di Jessica Faoro si è costituito parte civile con la madre. Poi dall’anticamera dell’aula del tribunale ha chiesto una condanna giusta per Alessandro Garlaschi. «Spero in una condanna giusta per questa persona. Non conoscevo Jessica, non sto qui a spiegarvi il perché. Ma i morti sono più presenti dei vivi». Stefano Faoro e la moglie sono separati da anni, praticamente dalla nascita di Jessica. I servizi sociali la tolsero subito a entrambi: troppi maltrattamenti e litigi. Quindi la piccola aveva vissuto tra varie comunità e spesso sulla strada. Cercava una serenità che non ha mai trovato.



DIFESA ALESSANDRO GARLASCHI PUNTA SU INFERMITÀ MENTALE

Una morte terribile quella di Jessica Faoro, accoltellata con rabbia e messa in un sacco dell’immondizia che poi Alessandro Garlaschi, come emerso dalle indagini, aveva abbandonato sotto il letto della camera perché non prendeva fuoco. Tutto questo perché probabilmente lei aveva rifiutato le sue avances, nell’appartamento di via Brioschi dove la ospitava in cambio di pulizie. L’imputato, in cella a San Vittore dal 7 febbraio scorso, non si è presentato in aula. C’erano invece i genitori della vittima e due care amiche. Il giudice scioglierà la riserva nella prossima udienza del 28 novembre. La proposta di costituzione dei familiari della vittima è stata però subito accolta. L’avvocato Francesca Santini, che ha chiesto il rito abbreviato (consente lo sconto di un terzo della pena), come riportato da La Stampa, ha chiesto anche che venga ascoltato in aula l’autore degli accertamenti della Procura sulle armi del delitto – due coltelli da cucina – in cui sarebbero state ritrovate tracce di Dna di un altro soggetto, oltre a quelle di Garlaschi.

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