La vicenda della piccola Cloe Grano, la bambina di quattro mesi morta a causa di una invaginazione intestinale, si è conclusa oggi dopo quattro anni. I tre medici, per i quali l’anno scorso fu disposta l’imputazione coatta, sono stati assolti. Gaetano Pugliese, Maria Raffaella Aceti e Roberto De Rose non hanno commesso il fatto: lo ha stabilito il giudice Francesco Luigi Branda. Questo dunque l’esito di una lunga battaglia giudiziaria che la famiglia Grano porta avanti dall’aprile 2014, quando la piccola Cloe è morta all’ospedale Santobono di Napoli. Un processo sofferto perché lo scorso 13 settembre la perizia super partes chiesta dal Gup confermò che i tre imputati non avevano avuto colpe sulla morte. I tre periti ribadirono che la bimba, essendo già in stato comatoso in ospedale, non aveva alcuna chance per recuperare da questo suo stato. Quindi, qualunque cosa avrebbero fatto i tre medici, non sarebbe stata utile per salvarle la vita. Cloe era stata colta da un’invaginazione intestinale, una sorta di blocco che impedisce al cibo e all’acqua di fluire correttamente nell’intestino.
CLOE GRANO, ASSOLTI MEDICI IMPUTATI PER MORTE SOSPETTA
Durante il percorso giudiziario furono disposte molte perizie: tutte esclusero la responsabilità dei medici nella morte della piccola Cloe Grano. Ma dopo la sentenza di assoluzione di oggi la famiglia della piccola protesta. «Oggi la giustizia ha perso, ha ucciso Cloe per la terza volta scagionando tutti i medici, ma io non mi fermerò. Sono disposto ad andare avanti fino alla Cassazione. Non è possibile che si venga assolti grazie ad amici degli amici…», ha dichiarato il padre della piccola Cloe, Dino, a La Vita in Diretta. «La Procura sin dall’inizio non ha fatto quello che doveva fare. Il pm ha indagato dopo quattro anni. Io andrò anche contro loro, non mi fermerà nessuno». I toni del padre di Cloe però sono diventati sempre più forti: «Ma queste persone, a prescindere dal cervello, hanno un cuore? Non ce l’hanno». Allora il conduttore Tiberio Timperi gli suggerisce di placarsi per non rischiare di essere denunciato. E prova allora a consolarlo: «Già il fatto che quattro bambini vivano grazie agli organi di Cloe…». E allora risponde: «La mia bambina è un angelo ma vive anche sulla terra, ma possono denunciarmi: non sono contento del lavoro fatto dalla Procura di Cosenza, mi denuncino!».
A Raiuno ha parlato anche l’avvocato Antonio Cozza che assiste la famiglia di Cloe Grano: «Accettiamo la sentenza ma non la condividiamo. Ci sono state grandi lacune investigative. C’è stata la trasmissione degli atti della dottoressa che non ricoverò Cloe al terzo accesso, ma è solo un contentino. Se va indagata lei, perché non sono responsabili coloro che sono intervenuti dopo e potevano evitare la morte? Abbiamo preso le distanze dai periti, ma non ci fermeremo». Il riferimento è alla richiesta del giudice di indagare su una dottoressa su cui c’era stata in precedenza un’archiviazione, quindi l’ipotesi è che il giudice abbia ritenuto che l’errore che ha causato la morte sia avvenuto nella fase precedente.