Proseguono dalle prime ore di questa mattina le perquisizioni nei confronti di 25 indagati ritenuti a vario titolo fiancheggiatori e favoreggiatori della latitanza di Matteo Messina Denaro. Tra i nomi, secondo quanto riportato da La Stampa, ci sarebbero molti insospettabili: imprenditori, colletti bianchi e professionisti al soldo della primula rossa di Castelvetrano, latitante dal 1993. Matteo Messina Denaro che in quelle zone continua ad essere “adorato” come una divinità. In una intercettazione del recente blitz palermitano “Cupola 2.0”, quello che ha portato all’arresto del boss Settimo Mineo, del figlioccio di Totò Riina si parla come di un uomo attentissimo a non lasciare tracce. Uno degli intercettati confida che Messina Denaro sa stare lontano dalla sua terra:”E’ inutile che lo cercano qui”. Un concetto quasi impensabile per il modo di ragionare dei boss mafiosi, che vivono l’allontanamento dalle proprie terre come un’umiliazione. (agg. di Dario D’Angelo)



MAFIA, BLITZ A CASTELVETRANO

Castelvetrano illuminata a giorno dalle sirene dei carabinieri e dieci pattuglie delle forze dell’ordine che sfrecciano su viale Roma: così viene descritto da La Repubblica il blitz contro i complici di Matteo Messina Denaro, l’ultimo vero boss di Cosa Nostra, il figlioccio di Totò Riina sfuggito alla cattura da ormai 25 anni. Indossano il passamontagna e si muovono coi mitra a vista gli agenti che dalle 4 di questa notte stanno effettuando decine di perquisizioni, non solo nella roccaforte del boss, ma in tutta la Sicilia: da Mazara del Vallo, a Campobello di Mazara, da Salemi a Santa Ninfa, da Marsala fino al centro di Palermo. Le operazioni del Ros con il nucleo Investigativo del comando provinciale di Trapani e delle squadre mobili della polizia di Palermo e Trapani, coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Guido, hanno l’obiettivo di individuare i complici più stretti, i contatti più prossimi della primula rossa di Castelvetrano: amici, parenti, fedelissimi, gente che sappia dov’è nascosto Matteo Messina Denaro.



MAFIA, CACCIA AI COMPLICI DI MATTEO MESSINA DENARO: UN FERMO

Tra i primi risultati emersi dell’operazione “Tramonto” dei carabinieri, dal nome della poesia scritta dalla piccola Nadia Nencioni, bambina di 9 anni tra le vittime della strage di via dei Georgofili a Firenze ordinata da Matteo Messina Denaro (“Il pomeriggio se ne va/il tramonto si avvicina/un momento stupendo/Il sole sta andando via (a letto)/E’ già sera tutto è finito”) c’è il fermo di Matteo Tamburello, figlio di Salvatore, capo del mandamento morto l’anno scorso, ritenuto il rampollo di una delle famiglie più fedeli al boss di Castelvetrano. Come riportato da La Repubblica, dalle intercettazioni dei carabinieri è emerso che Tamburello dopo la morte del padre era diventato il “consigliori” del nuovo vertice della famiglia. Un imprenditore che condivideva la stessa passione di Matteo Messina Denaro: quella per i parchi eolici, al punto ne stava completando uno. In manette per detenzione illegale di armi sono finiti anche Giovanni Como, fratello di Gaspare, cognato di Messina Denaro di recente trasferito al 41 bis, e l’imprenditore Diego Vassallo, di Mazara. Ma intanto il blitz prosegue: abitazioni, garage, negozi, automobili. La caccia a Matteo Messina Denaro o, almeno ai suoi ultimi “pizzini”, continua.

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