Virginia Raggi ha parlato di «pagina chiusa», ma la condanna del suo ex braccio destro Raffaele Marra per corruzione continua a fare discutere. L’ex capo di gabinetto prese soldi dal costruttore Scarpellini e il Partito Democratico è partito all’attacco: «Raffaele #Marra, braccio destro scelto da Virginia #Raggi in Campidoglio è stato condannato a 3 anni e mezzo per corruzione. La barzelletta dell’onestà è l’ennesima bugia che si infrange contro la realtà del peggior sindaco che #Roma abbiamo mai avuto Una storia che finirà presto», le parole del dem Luciano Nobili. Su Twitter è giunto anche il commento sarcastico della giornalista Federica Angeli: «Viva l’onestà e il vento che cambia». Aggiungendo successivamente: «A quelli che dicono “e allora Tassone” si risponde “e allora Marra”. Per gli intelligenti: errare è umano. Perserverare è diabolico». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



RAGGI: “PAGINA CHIUSA”

L’ex capo del personale del Comune di Roma, Raffaele Marra, accusato di corruzione, è stato condannato a tre anni e sei mesi di reclusione. E’ questo il verdetto giunto nella giornata odierna dal Tribunale capitolino nell’ambito del procedimento che aveva visto il coinvolgimento anche del costruttore Sergio Scarpellini, morto lo scorso 20 novembre. Secondo l’accusa, quest’ultimo avrebbe dato 370mila euro a Marra nel 2013, anno in cui era direttore dell’ufficio politiche abitative. Secondo i giudici è da considerarsi estinto il rapporto dell’ex capo di gabinetto con la pubblica amministrazione e la confisca della casa in zona Prati Fiscali al centro della vicenda. A favore di Roma Capitale inoltre è stato disposto un risarcimento di 100mila euro. A commentare a caldo la condanna per corruzione del suo ex braccio destro è stata la stessa sindaca Virginia Raggi che ai giornalisti si è limitata a dire: “E’ una pagina chiusa”. Le sue parole, come spiega Askanews, sono giunte a margine dell’inaugurazione della palestra della scuola secondaria di I grado “Ex Toniolo” nel V Municipio. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



RAFFAELE MARRA CONDANNATO PER CORRUZIONE

Alla fine il vero “colpevole” di tutto il mare magnum del processo per la corruzione dentro e fuori il Campidoglio è lui, Raffaele Marra, condannato questa mattina a 3 anni e 6 mesi dal Tribunale di Roma nella sentenza di primo grado della seconda sezione penale tribunalizia. Assolta la sindaco Virginia Raggi, di cui Marra era il potente braccio destro nella primissima giunta post-elezioni due anni fa, e morto il costruttore Scarpellini che ha dato materialmente i soldi a Raffaele Marra per acquistare un appartamento in via dei Prati Parioli: rimane appunto lui il vero “colpevole” della vicenda che riguarda due assegni circolari da 367 mila euro staccati da Scarpellini verso di lui per il super attivo ai Parioli. Secondo quanto riportato da Repubblica, il pm Barbara Zuin nella sua requisitoria aveva chiesto una condanna a 4 anni e mezzo ma oggi i giudici hanno deciso per una condanna minore a cui però, quasi certamente, Marra farà appello una volta che usciranno le motivazioni della sentenza di stamane.



MARRA DEVE ANCHE 100MILA EURO AL CAMPIDOGLIO

Ricordiamo che la figura di Raffaele Marra era chiave nel processo che vedeva la sindaco di Roma indagata per falso (assolta perché il fatto c’è, ma non costituisce reato): in quel caso Marra era coinvolto per la promozione del fratello Renato tramite il convincimento di Virginia Raggi, mentre il processo concluso oggi riguarda i rapporti con l’imprenditore indagato e morto lo scorso novembre. I giudici della II sezione penale hanno disposto inoltre la confisca dell’appartamento al centro della vicenda e un risarcimento di 100mila euro in favore di Roma Capitale: per Raffaele Marra, oltre tutto, è stato dichiarato estinto definitivamente il rapporto con la Pubblica Amministrazione non solo a Roma ma a livello nazionale. Assistito dall’avvocato Scacchi, Marra a distanza di 4 anni ha restituito i soldi a Scarpellini: secondo la difesa si trattava di un semplice prestito tra amici, mentre per l’accusa era una sorta di “mazzetta” per altri favori politici. I giudici hanno creduto all’accusa anche se la condanna è stata ridotta a 3 anni e mezzo di carcere.