Lunedì prossimo presso il Tribunale Penale di Padova si terrà un’importante udienza del processo “Marina Bis” che vede i vertici della Marina Militare italiana chiamati alla sbarra per l’annoso caso dell’amianto: come segnala l’ONA (Osservatorio Nazionale Amianto), «presso la Procura della Repubblica di Padova sono stati segnalati 1101 casi di vittime di amianto tra coloro che hanno svolto servizio imbarcati nelle unità navali, ovvero a terra». Da tempo infatti si discute dei tantissimi dubbi in merito all’eccessiva diffusione di patologie, malattie e purtroppo anche morti tra i marinai che potrebbero essere legati alla presenza di amianto a bordo della navi della nostra Marina italiana. Il secondo filone del processo penale volge al termine e se nei prossimi giorni si terrà la discussione delle difese delle parti civili, il 14 gennaio prossimo il Tribunale deciderà se accogliere le richieste del Pubblico Ministero, oppure condannare gli imputati come richiesto dalle difese delle parti civili.
AMIANTO, LE RICHIESTE DI CONDANNA DELL’ONA
Il presidente dell’ONA, nonché avvocato Ezio Bonanni, da diversi anni difende le varie parti civili che denunciano le assurde e inaccettabili morti a bordo: 1101 vittime tra coloro che hanno svolto servizio nelle unità navali, 830 casi di mesotelioma tra coloro che hanno svolto servizio nelle Forze Armate. I casi purtroppo sono sempre più ingenti: come già segnalato un anno fa dai pm – in seguito al libro-inchiesta dei giornalisti Lino Lava e Giuseppe Pietrobelli – ci sono più marinai morti negli ultimi anni che non nelle guerre dello scorso ventennio. Ritardi e silenzi della Marina militare sull’uso della fibra killer nelle imbarcazioni sono il vero capo d’accusa: sul banco degli imputati ci sono alti ufficiali della Marina Militare Italiana che hanno ricoperto anche il ruolo di Capo di Stato Maggiore. L’ONA chiede giustizia nel processo dove a sorpresa il Pubblico Ministero Sergio Dini «ha invertito la sua precedente posizione con una richiesta di assoluzione per tutti gli imputati»: per questo motivo sostengono le associazioni in difesa delle vittime, «Conclusioni fortemente censurate dal Presidente ONA perché si pongono in netto contrasto, fra l’altro, con gli ultimi arresti giurisprudenziali della Suprema Corte di Cassazione intervenuti nell’anno 2018 e, segnatamente, con la sentenza emessa dalla III Sezione Penale della Suprema Corte che, non più tardi del 6 novembre 2018, nel primo filone del processo penale contro i vertici della Marina Militare ha annullato con rinvio per nuovo giudizio la sentenza assolutoria emessa dalla Corte d’Appello di Venezia».