Un nuovo ospizio lager, questa volta a Rimini, dove gli anziani ospiti venivano maltrattati fisicamente e non solo e lasciati senza cibo. L’orrore che si celava all’interno della struttura fortunatamente è venuto alla ribalta nei giorni scorsi quando i Nas di Bologna e i Carabinieri di Riccione hanno fatto irruzione nella struttura, la casa di riposo La Collina, insieme al pm di turno, procedendo al sequestro dell’ospizio ed a due ordinanze di custodia cautelare, di cui una in carcere, che hanno raggiunto la responsabile nonché rappresentante legale Maria Luisa Bulli, di anni 57 e un suo stretto collaboratore. Ciò che fa riflettere è il fatto che la donna già in passato, nel 2001, era stata coinvolta in una inchiesta praticamente identica. Ancora una volta le è stato contestato il reato di abbandono di persone incapaci. I 36 anziani ospiti, infatti, come rivela CorriereRomagna.it sono stati trovati “in condizioni igienico sanitarie disastrose e senza cibo”, come spiegato dai militari. La stessa situazione era accaduta anni prima, nella medesima struttura alla quale fu solo cambiato successivamente il nome. Le indagini dei carabinieri procedono al fine di fare totale chiarezza su quanto accadeva all’interno dell’ospizio degli orrori.



OSPIZIO LAGER A RIMINI: LA DENUNCIA DELLA FIGLIA DI UN ANZIANO

Tra le denunce contro la casa di riposo, oltre alla segnalazione pervenuta dell’Ausl Romagna, c’è anche quella di Donatella, figlia di uno degli anziani presenti all’interno dell’ospizio lager di Rimini, intervenuta oggi a Pomeriggio 5. “Mi sono occupata dei momenti in cui è arrivato mio padre nella struttura contro la sua volontà. Lui non voleva andare in quella struttura perchè voleva finire la riabilitazione che stava facendo”, ha esordito la donna. “Ma ci siamo accorti subito che non era una struttura adeguata a ricevere anziani, era stata segnalata come una struttura per malati psichici ma mio padre pur avendo 91 anni è una persona molto lucida e determinata”, ha proseguito. La donna ha parlato di una sensazione sgradevole subito avvertita sin dal suo ingresso, a partire dall’odore di sporco e incuria, “ma più turbava la sensazione a pelle di una mancanza totale di rispetto delle esigenze dell’anziano e della dignità”, ha aggiunto la figlia di una delle vittime secondo la quale non c’era alcun tipo di controllo né la presenza di sufficiente personale medico valido. La donna ha presentato due denunce: la prima lo scorso agosto, quando il padre era caduto e curato solo due ore dopo, la seconda ad ottobre quando le fu impedito di portare in ospedale il genitore, se non in presenza dei carabinieri. Da quel momento iniziò a presentare del materiale fotografico clamoroso che alla fine ha portato a scoperchiare l’orrore all’interno dell’ospizio.

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