Sono trascorsi 13 anni dall’arresto di Antonio Iacobelli e Maria Grazia Colucci, marito e moglie accusati di pedofiliatribuna e solo lo scorso venerdì mattina, a distanza di 11 anni, è terminato il processo in primo grado a Roma che ha decretato una assoluzione piena per i due coniugi e per una terza persona, Sandro Cavallaro, anche lui imputato per il medesimo reato. I tre, come racconta il quotidiano Corriere.it nella sua edizione online, erano accusati di aver compiuto violenze sessuali su una minore nel 2005, precisamente su una bambina di sei anni, loro parente, affetta da patologia psichiatrica. A lasciare però che il tempo scorresse senza che nessuno degli imputati avesse il modo di potersi difendere dalle gravissime accuse è stata la stessa macchina giudiziaria, praticamente rimasta ferma dal 2008 al 2018 a causa dei continui cambi di collegio. Secondo quanto riferito dall’avvocato Armando Fergola, difensore dei due coniugi, addirittura nel corso di una udienza del processo di primo grado il collegio mutò ben due volte.



PEDOFILIA, PROCESSO BLOCCATO: COPPIA ASSOLTA DOPO 13 ANNI

Una vicenda giudiziaria che ha dell’incredibile non solo per la drammatica storia che si porta dietro (l’ennesimo caso di pedofilia) ma anche per quanto avvenuto (o meglio, non avvenuto) nelle aule del Tribunale di Roma. La storia del procedimento ha inizio nel 2005 quando marito e moglie vengono arrestati (la donna solo indagata). A finire in manette anche la madre della bimba vittima di violenza, Carmina Macchia, e il suo compagno Elio Giovannini. Quest’ultimo fu ritenuto il principale responsabile e nel 2007 fu condannato con la formula del rito abbreviato a sei anni di reclusione che nel frattempo ha già scontato. Marito e moglie, invece, furono rinviati a giudizio con l’accusa di pedofilia: secondo quanto emerse dalle indagini, i due avrebbero approfittato della piccola durante i week end. Il processo prese il via nel 2007 ma in due anni si celebrarono appena 14 udienze. Con il cambio del giudice, nel 2008, l’istruttoria fu destinata a bloccarsi  fino al 2018, quando arrivò il nuovo presidente del collegio che in quattro udienze mise fine al processo con l’assoluzione della coppia e la condanna a otto anni a carico di Carmina Macchia, per le violenze sulla figlia.

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