L’indagine sulla scomparsa di Mattia Mingarelli presto potrebbe arrivare ad una svolta. Non appare casuale la presenza ancora dei sigilli al Ristoro Barchi, l’ultimo luogo dove il 30enne agente di commercio sarebbe stato visto prima di sparire nel nulla. Per giustificare un sequestro preventivo così lungo si presuppone, secondo Il Giorno, che il fascicolo aperto dalla procura di Sondrio sia per un reato e non per un incidente. Il fascicolo potrebbe essere ancora contro ignoti, ma con ogni probabilità prevede un reato, che potrebbe essere il sequestro di persona o l’omicidio, ad esempio. Ma gli inquirenti non si sbilanciano. «Non posso rispondere. Stiamo svolgendo ulteriori accertamenti e vi faremo sapere eventuali aggiornamenti», si è limitato a dire ieri il procuratore capo della Repubblica di Sondrio, Claudio Gittardi. Sospese, o quasi, le ricerche: ora si indaga scandagliando i tabulati telefonici e il traffico registrato in quota quel giorno per individuare tutte le persone presenti in quell’area circoscritta tra la casa e il rifugio e che potrebbero avere a che fare in qualche modo con la scomparsa di Mattia Mingarelli. (agg. di Silvana Palazzo)



MATTIA MINGARELLI, 30ENNE SCOMPARSO IN VALMALENCO

È un mistero la scomparsa di Mattia Mingarelli. Non si hanno più notizie del 30enne comasco di Albavilla, agente di commercio per la Trussoni Beverage di Dubino, da ormai dieci giorni. Il giovane ha raggiunto venerdì 7 dicembre la baita in affitto, a 1.700 metri di quota in Valmalenco sopra San Giuseppe, in località Barchi. E ha pranzato nel rifugio La Gusa, di questo gli inquirenti ne sono certi. Poi sarebbe andato a fare una passeggiata sulla neve con il cane Dante, ma nel pomeriggio dello stesso giorno si perdono le sue tracce. Come riportato da Il Giorno, il titolare di un altro rifugio in zona, Giorgio Del Zoppo del Ristoro Barchi, racconta di aver trascorso parte della serata con Mattia Mingarelli, ma gli inquirenti non sono certi di cosa abbia fatto il 30enne dalle 16. «La famiglia di Mattia sta vivendo un momento di angoscia profonda. Siamo tutti in uno stato di attesa», ha dichiarato l’avvocato Stefania Amato del foro di Brescia, legale della famiglia dell’agente di commercio.



I GENITORI: “MATTIA NON SI È UCCISO”

La famiglia di Mattia Mingarelli ha affidato al legale ogni comunicazione con la stampa. «I parenti vivono in uno stato di attesa, nessuno si spiega cosa possa essere successo», ha dichiarato l’avvocato Stefania Amato ai microfoni de Il Giorno. «Mattia aveva deciso di trascorrere in tranquillità il weekend dell’Immacolata nella baita ai Barchi. Ora i suoi cari sono al centro di qualcosa più grande di loro, vivono in un momento di angoscia profonda». La famiglia comunque esclude categoricamente l’eventualità che Mattia si sia allontanato volontariamente, «così come l’ipotesi, assurda, che si sia suicidato». I familiari si sono recati nella zona dove il 30enne è stato visto l’ultima volta. La sensazione è che non si aspettino risultati dalle ricerche, come se un’idea su cosa possa essere successo se la siano fatta. Resterebbe secondo loro l’ipotesi che sia stato portato lontano, forse con un’auto, altrimenti sarebbe difficile spiegare il comportamento del cane Dante, trovato spaesato nella zona della casa di montagna.

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