Carolina Picchio si era tolta la vita nel 2013, quando aveva appena 14 anni, dopo che cinque ragazzi diffusero i suoi video e le foto intime. Nella giornata di ieri il tribunale ha emesso la propria sentenza, non processando il gruppo di cui sopra, nonostante le gravissime accuse di atti persecutori, violenza sessuale di gruppo, pornografia minorile, detenzione di materiale pornografico, diffamazione, morte come conseguenza di altro reato. Niente da fare, per il giudice non sono colpevoli, una decisione che ovviamente ha lasciato grande amarezza nella famiglia della giovane Carolina, a cominciare dalla mamma Cristina Zocca, per cui ha parlato il legale della donna, Andrea Fanelli: «È molto provata – le sue parole riportate da quotidiano.net non è soddisfatta di come siano andate le cose, ma sa bene che la giustizia minorile funziona così. Un minore può anche fare una strage, ma se si pente alla fine se la cava. Questo può andare bene se sei il genitore dell’imputato, ma la mamma della vittima non può che essere delusa». I cinque minorenni accusati hanno seguito un programma di recupero con volontariato fra ragazzi disabili, e incontri con gli psicologi, estinguendo così la propria pena. Nessuno di loro ha mai chiesto scusa alla famiglia della vittima. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



CAROLINA PICCHIO, NESSUNA CONDANNA

La legge sul cyberbullismo è stata dedicata a Carolina Picchio, la 14enne che la notte del 5 gennaio 2013 si suicidò lanciandosi dalla finestra della sua casa perché esasperata dagli insulti osceni e dalle offese che riceveva continuamente sui social. Ora il processo per la persecuzione fino alla morte della studentessa si è concluso con una sentenza di estinzione dei reati per cinque ragazzi di Novara. Erano accusati a vario titolo di morte come conseguenza non voluta di altro reato, stalking, violenza sessuale di gruppo, diffamazione, detenzione di sostanze stupefacenti e detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico. Nel giugno del 2016 chiesero e ottennero la “messa alla prova”, uno strumento giudiziario creato per gli imputati minorenni che prevede un percorso di recupero. Secondo le relazioni tecniche finite negli atti del processo, i giovani ora sono «consapevoli e pentiti», quindi il giudice ha pronunciato il non luogo a procedere per effetto dell’esito positivo. «Mi auguro davvero che abbiano compreso il gesto e si siano pentiti», il commento di Paolo Picchio, padre di Carolina, a La Stampa.



CAROLINA PICCHIO, ESTINTI REATI A CARICO DEI 5 BULLI

La storia di Carolina Picchio cominciò come tante altre. L’ex fidanzato, arrabbiato per la fine della loro relazione, cominciò a scagliarle offese atroci. Circolò poi un video, girato con un cellulare da altri tre giovanissimi, in cui la ragazzina compariva in atteggiamenti intimi. Il filmato finì anche su WhatsApp. Il video fu girato ad una festa: le immagini erano a sfondo sessuale e lei quella sera aveva bevuto un po’ troppo. Furono settimane di parole infamanti e sberleffi per la ragazza che non resse alla vergogna.Scrisse dei biglietti d’addio, facendo i nomi di quegli «amici» e si buttò giù dal balcone. «Come avvocato della famiglia credo che il dolore per la scomparsa di Carolina non possa essere compensato da qualsiasi esito di proscioglimento», ha dichiarato Anna Livia Pennetta, avvocato della famiglia Picchio, all’AdnKronos. Quando gli è stato chiesto se ha perdonato quei ragazzi che hanno fatto del male alla figlia, il padre di Carolina ha replicato, come riportato dal Corriere della Sera: «Io posso capire, il perdono spetta a Dio».

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