La Procura di Milano, a oltre tre mesi dalla terribile morte di Igor Maj, ha inoltrato a YouTube un «ordine di esibizione atti» chiedendo chiarimenti sul via libera alla pubblicazione sulla celebre piattaforma del video, da quasi un milione di visualizzazioni, sul “Blackout game”. Nel filmato venivano esposte le “sfide”, presentate come “pericolosissime”. «Basta una corda e un sacchetto di plastica e soffocarsi finché non si sviene. Assolutamente pericolosissimo», diceva la voce nel filmato pubblicato l’11 novembre 2016 e visto da quasi 900mila persone. La visione di quel video venne inibita ai minorenni da YouTube, ma solo dopo la morte di Igor Maj e dopo un decreto di sequestro firmato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, con cui fu anche totalmente oscurato. Gli inquirenti hanno quindi deciso di chiedere a YouTube, la società californiana controllata da Google, in che modo vennero valutate quelle immagini soggette, secondo le regole della stessa piattaforma, ad un filtro dopo il caricamento dell’utente, visto che quello era un video che generava incassi attraverso “banner” pubblicitari.



IGOR MAJ, 14ENNE MORTO SOFFOCATO PER GIOCO BLACKOUT

La Procura di Milano dunque attende che il colosso americano risponda alla richiesta, anche attraverso i suoi uffici legali in Italia. Intanto nelle scorse settimane è stato individuato il giovane, residente nel Mantovano, che realizzò e caricò sul web il filmato. Interrogato, si è difeso spiegando che nel video lui sconsigliava di mettere in pratica quelle sfide. Ora gli inquirenti dovranno valutare se sia possibile imputare al 24enne l’istigazione al suicidio o se si sia trattato di un gioco sfuggito al controllo del 14enne fino alle estreme conseguenze, ma senza profili di responsabilità penale. Igor Maj infatti è morto impiccato nella sua camera lo scorso 6 settembre proprio per una di quelle sfide. Sono diversi e complessi i profili giuridici attorno a cui ruota l’inchiesta milanese, condotta dalla Polizia postale e coordinata dal pm Cristian Barilli del dipartimento guidato dall’aggiunto Letizia Mannella. Il 24enne è stato iscritto nel registro degli indagati come atto dovuto, ma gli inquirenti vogliono sapere da YouTube se e come la piattaforma valutò quel video soggetto ad un filtro preventivo.

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