La detenuta di Rebibbia che lo scorso 18 settembre uccise i propri figli gettandoli dalle scale dello stesso carcere, è stata ritenuta capace di intendere e di volere al momento del folle gesto. E’ questa la conclusione a cui è giunto il perito nominato dal tribunale di Roma nell’ambito dell’incidente probatorio, come riferisce l’edizione online di Repubblica. Nelle sue conclusioni il perito sostiene che Alice Sebesta, che lo scorso settembre uccise nel reparto nido del carcere romano i suoi due figli di 6 mesi e un anno e e mezzo, dietro le sbarre per il reato di droga: «è da considerarsi capace di intendere e di volere al momento del fatto in considerazione della deliberata assunzione di sostanza stupefacente in dose massiva per un mese prima del fatto reato». La perizia di cui sopra verrà discussa il prossimo 9 gennaio in aula, in occasione dell’udienza davanti al gip.
REBIBBIA, UCCISE I FIGLI GETTANDOLI DALLE SCALE: ERA LUCIDA
Una notizia che giunge a pochi giorni da un altro aggiornamento su questa vicenda, e che vede la psichiatra dell’Asl Roma 2, in servizio presso il carcere di Rebibbia durante i fatti, indagata nell’ambito dell’indagine di cui sopra. Secondo l’accusa, la dottoressa non avrebbe visitato la 33enne detenuta di origini tedesche e georgiane, nonostante specifiche richieste. La posizione della dottoressa potrebbe comunque essere rivista alla luce proprio delle ultime novità risultanti dalla perizia psichica effettuata. Un gesto che sconvolse l’opinione pubblica quello di Alice Sebesta, che subito dopo aver commesso il fatto, durante l’interrogatorio per la convalida dell’arresto, farneticò strane frasi inneggiando alla mafia: «Sono una buona madre, sono consapevole di quello che ho fatto volevo liberare i miei figli, avevo paura della mafia e li volevo proteggere. Ero impaurita dalle cose che leggevo sui giornali». Anche per via di tale comportamento venne chiesta una perizia per accertare le condizioni psichiche della detenuta.