La morte di Andrea Pinketts è stato un duro colpo anche per Marco Melgrati, sindaco di Alassio, dove lo scrittore era ormai di casa. Il primo cittadino della città ligure ha così voluto ricordare non solo il personaggio, ma soprattutto la persona. Pinketts, con il tempo, era diventato un amico per Melgrati che, oggi, come si legge sulle pagine de Il Giorno, lo ricorda così: «Alassio piange la perdita di un grande amico – è il ricordo del sindaco Marco Melgrati – molti lo ricordano nella giuria delle più applaudite edizioni di Miss Muretto, o nei salotti estivi all’aperto dove presentava i suoi libri. Un grandissimo personaggio, all’avanguardia e nel contempo d’altri tempi. Negli anni ci aveva legato una bella amicizia e mi sembra impossibile pensare di non rivederlo più, di non fumare più con lui un sigaro, una delle passioni che condividevamo… Ci mancherai Andrea, mi mancherai» (aggiornamento di Stella Dibenedetto).



QUANDO SI INCANTENO’ NEL SUO BAR-UFFICIO DA SCRITTORE

Nell’immaginario di Andrea G. Pinketts i bar avevano un ruolo fondamentale. Lo scrittore milanese aveva il suo giro ben definito e soprattutto affermava di amare scrivere solo nei bar. Ma quello che poteva essere considerato a tutti gli effetti “il suo ufficio”, dove incontrava persone e scopriva un campionario di varia umanità praticamente infinito , è il “Le Trottoir”, del quale era dunque una presenza fissa con la sua amata pinta di Guinness al fianco. Tanto che quando nel 2013 il “Le Trottoir” venne posto sotto sequestro per inottemperanza alle norme sulla sicurezza (schiamazzi notturni, sostanzialmente), Pinketts si incatenò finché la situazione non venne riportata alla normalità E sempre al “Le Trottior” Pinketts fondò il gruppo di giallisti “Scuola dei Duri”, che conoscevano Milano come le loro tasche e volevano raccontarlo attraverso le atmosfere noir dei loro libri. (agg. di Fabio Belli)



I PREMI E LE APPARIZIONI IN TV

Sulla carta d’identità si leggeva Andrea Giovanni Pinchetti ma era da tutti noto come Andrea G. Pinketts: purtroppo non ce l’ha fatta a vincere quel maledetto tumore che lo affliggeva da anni ed è morto questa mattina al Niguarda, nella sua Milano dopo che per una settimana era stato ricoverato per il peggioramento della sua malattia. Scrittore ironico, spesso sopra le righe, ha saputo con i suoi romanzi gialli e Noir a raccontare la Milano di ieri e di oggi, anticipando di fatto il grande balzo della metropoli lombarda. Andrea G. Pinketts Aveva 57 anni e da qualche tempo era sparito dalla scena e dai salotti buoni milanesi proprio per il peggiorare della sua malattia: Ha vinto alcuni premi letterari come il Mystfest e il Premio Scerbanenco ma in molti lo ricorderanno in tv con partecipazioni ai programmi di Chiambretti e anche con “Mistero” su Italia1. Nel 1987 lo stesso Pinketts ha partecipato addirittura al film di Carlo Vanzina «Via Montenapoleone».



L’INTERVISTA AL SUSSIDIARIO. “LO SGUARDO NEL POZZO DELL’ESSERE UMANO”

Sopra le righe ma anche intrigante personaggio che ha saputo raccontare in diverse modalità le sfumature dell’essere umano: esattamente 10 anni fa ospitammo sulle pagine del Sussidiario una bella intervista ad Andrea G. Pinketts proprio sulla sua personalissima visione dei racconti del mistero. Dal suo “protagonista” di molte storie noir, Santandrea Lazzaro, fino all’uomo medio di tutti i giorni: «Il giallo è il vecchio “Mistery” che è stato codificato nel 1929 da Alberto Tedeschi, un editor Mondadori che doveva decidere il colore della copertina per i romanzi del mistero e che incidentalmente scelse il colore giallo. […] Oggi in Italia il termine è cambiato: il giallo è un romanzo enigmistico, il noir è un romanzo sociale, forse l’ultimo romanzo sociale che permette di descrivere attraverso il crimine gli errori e gli orrori della società». Amante della letteratura, per Pinketts il vero “genio” del noir era Dostoevskij con il meraviglioso “Delitto e Castigo”, «È la storia di un’indagine di una colpa. I personaggi sono diversi da quelli del romanzo giallo: non sono marionette in un teatrino di burattini, sono vivi e solidi». Sempre nella bella intervista ad Andrea G. Pinketts sulle nostre pagine, lo scrittore oggi purtroppo scomparso ci raccontava tutta la sua critica al genere “crime” di cui si affollano serie tv di ieri e del domani: «è uno svilimento nei confronti dell’investigazione. Basarsi su prove presunte e discutibili  toglie l’energia vitale che è alla base di un’autentica indagine. Ad esempio, se trovano una ragazza assassinata e ho fatto pipì lì, qualcuno può presumere che io sia il colpevole. Questo in effetti è possibile, ma prima di arrivare a una conclusione  occorre indagare sulla vita della ragazza: amicizie, stile di vita». Ha anticipato la Milano di oggi raccontando le sfumature dell’essere: una grande perdita, ciao caro Andrea.