Dopo la proroga di dodici mesi, il 22 febbraio scadranno i due anni a disposizione del pm Fabrizio Gaverini per le indagini sull’omicidio di Daniela Roveri, uccisa la sera del 20 dicembre 2016 con una coltellata alla gola nell’androne del palazzo doveva viveva nel quartiere Colognola di Bergamo con l’anziana madre. Una volta scaduto questo termine, sarà archiviazione ma con la possibilità di una riapertura, come riportato da Il Giorno. Si attende qualche risultato su una vicenda avvolta nel mistero: non è mai stata trovata l’arma, ad esempio. Il fatto che fosse sparita la borsetta con l’iPhone della manager dell’Icra di San Paolo d’Argon fece pensare ad una rapina con un epilogo sanguinoso, è stata seguita anche la pista passionale, ma sono tutte svanite. Così come si è chiusa senza risultati l’ipotesi di un unico killer per il delitto di Colognola e quello di Seriate, dove è morta Gianna Del Gaudio. C’è stato un incrocio delle investigazioni scientifiche per un reperto con lo stesso aplotipo Y trovato su uno dei due guanti di lattice trovati vicino all’abitazione di Gianna Del Guadio, ma non era stato possibile estrarre un dna completo. (agg. di Silvana Palazzo)
DANIELA ROVERI, OMICIDIO COLOGNOLA
A distanza di due anni esatti dall’omicidio di Daniela Roveri, la domanda della famiglia e degli stessi inquirenti resta sempre la medesima: chi ha ucciso la 48enne di Colognola, a Bergamo? Era la sera del 20 dicembre 2016, poco dopo le 20.30, quando Daniela stava rincasando dopo una giornata di lavoro alla Icra Spa, l’azienda di cui era responsabile del reparto amministrativo. Dopo aver parcheggiato proprio sotto casa ed essersi introdotta nell’ingresso del palazzo dove viveva con la madre, la Roveri fu uccisa con una coltellata alla gola. Tutto accadde in pochi istanti: il killer l’avrebbe bloccata alle spalle, tappandole la bocca e uccidendola prima di darsi alla fuga, portandosi via la borsetta con all’interno l’iPhone della vittima. Lo stesso però avrebbe compiuto un errore gravissimo lasciando due tracce genetiche sul corpo della donna, su una guancia e su un dito. Dal giorno del delitto, però, non c’è mai stata l’attesa svolta e l’unica pista che mirava all’amico della Roveri, con il quale la donna aveva una frequentazione sebbene lui fosse ufficialmente impegnato, non ha mai portato a nulla di concreto grazie all’alibi di ferro dell’uomo. Nessuna pista plausibile neppure nell’ambito del lavoro o dei rapporti con il vicinato. La domanda, dunque, resta sempre la medesima: chi si nasconde dietro quella mano ferma che due anni fa uccise Daniela Roveri? E soprattutto, perchè la manager dalla vita apparentemente limpida fu colpita a morte con una coltellata alla gola?
2 ANNI DI MISTERO
La squadra mobile che indaga sull’omicidio di Daniela Roveri non intende fermarsi nonostante siano ormai trascorsi due anni dall’inizio del giallo. “Non molliamo”, hanno confidato gli inquirenti al Corriere.it. Nelle loro mani restano quelle due tracce, appartenenti ad un uomo, e rinvenute su una guancia e su un dito di Daniela Roveri. Il materiale organico, tuttavia, permette alla Scientifica solo di leggere l’aplotipo Y, comune a molte persone e dunque non di grande aiuto ai fini delle indagini. Diverse affinità anche in riferimento a quella traccia sembrano essere riscontrate anche in riferimento al Dna ignoto rinvenuto pochi mesi prima su un sacchetto poco lontano dall’abitazione di Gianna Del Gaudio, l’ex professoressa di Seriate anche lei uccisa con una coltellata alla gola alla fine dell’estate del medesimo anno. Nonostante il coinvolgimento del Ris, sono pochi gli elementi in grado di far procedere su una pista specifica. Non resta dunque che proseguire con la via tuttora in corso, ovvero con il confronto di quel mezzo Dna con chiunque, poichè una alta coincidenza tra aplotipi potrebbe portare a importanti risvolti nel caso. I confronti finora eseguiti non hanno dato risultati apprezzabili e ad oggi quelli eseguiti sono stati oltre mille, molti basati su profili – noti e non solo – isolati durante le indagini di altre procure italiane, su rapine, episodi di violenze e abusi sessuali. Il mistero, tuttavia, resta a dopo due lunghi anni di silenzio.