Gli avvocati di Antonio Tizzani hanno già preparato la strada da scegliere al bivio dell’udienza preliminare. Rito abbreviato o dibattimento? Meglio puntare sullo sconto di pena in caso di condanna o combattere la battaglia a processo? Quel che è certo è che il marito di Gianna Del Gaudio, la professoressa uccisa nel 2016, sarò davanti al gup Lucia Graziosi l’11 luglio per l’omicidio della moglie, oltre che per maltrattamenti. Salvo colpi di scena, poco o niente sarà cambiato a luglio. Nell’ottica del pm, l’accusa di maltrattamenti rafforza quella di omicidio. Hanno peso anche le dichiarazioni del ferroviere in pensione – ai giornalisti, mai al pm – sul killer incapucciato che avrebbe sorpreso in casa la moglie, ma che nelle indagini non ha trovato riscontri. C’è invece il Dna dell’imputato sul cutter ritenuto l’arma del delitto, ma lui dice di non averlo mai visto. Una delle obiezioni della difesa è che nel sacchetto delle mozzarelle oltre al cutter è stato trovato anche un paio di guanti con un Dna ignoto. Quanto ai maltrattamenti, Tizzani raccontò – sempre ai giornalisti – che la moglie finì al pronto soccorso per degli incidenti.



GIANNA DEL GAUDIO, TIZZANI VERSO PROCESSO ORDINARIO

Se verrà confermata la scelta difensiva, le due tesi dovranno confrontarsi nel processo sull’omicidio di Seriate. Le ipotesi sul rito abbreviato o addirittura la richiesta di patteggiamento sono del tutto escluse, come riportato dal Corriere della Sera. «Da una prima analisi degli atti, comprensivi sia delle indagini scientifiche che di quelle investigative, non ho letto elementi sulla base dei quali sia sostenibile un’accusa in giudizio», aveva dichiarato l’avvocato Giovanna Agnelli all’indomani della richiesta del pm Laura Cocucci di rinvio a giudizio, a fine novembre. Così sembrava anticipare le intenzioni della difesa. A processo per il delitto di Giovanna Del Gaudio entrerebbero due testimonianze significative, quelle delle due vicine di casa che la notte del delitto sentirono un uomo e una donna discutere, lui a voce alta e lei più sommessa, poi solo lui urlare «Perché l’hai fatto?». Ma questa frase non è stata mai chiara.

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