Mentre varie organizzazioni di volontariato sono in allerta in queste notti, le più lunghe e gelide dell’anno, per sottrarre i senzatetto dalla strada, una folla di giovani ha deciso di dormire all’aperto sfidando le temperature polari. È accaduto a Milano, in una zona non periferica della metropoli: attrezzati di sciarpe, cappelli, guanti e coperte portati da casa si sono accampati davanti al negozio Nike di via Statuto 18, in attesa dell’alba, si fa per dire, aspettando l’apertura del negozio prevista non prima delle 10 quando, finalmente, avrebbero potuto acquistare un paio di scarpe. Proprio mercoledì mattina infatti è partita la vendita dell’ultimo modello delle Nike, attesissime colorways al prezzo di 170 euro.
Inutile dire che i numerosi ragazzi in coda, pronti a sfidare il disagio di una notte invernale all’addiaccio, stavano evidentemente rincorrendo un sogno, o per lo meno un’ambita conquista. Succede così ed è sempre accaduto che i giovani inseguano d’impeto un’intuizione promettente, qualcosa che prospetta soddisfazione proponendo un obiettivo che anche agli occhi degli altri, specialmente dei coetanei, appare desiderabile. Non è strano quindi che si mobilitino tutte le energie di fronte all’oggetto dei desideri che in questo caso, dato il numero limitato del particolare modello di Nike, richiedeva una sorta di competizione, quasi una metaforica corsa, tutta giocata sulla resistenza a stare fermi, al freddo, risoluti e incuranti del sacrificio pur di ottenere il paio di scarpe più trendy. Un oggetto da acquistare, un paio di scarpe, non una realizzazione costruita su un proprio talento, ottenuta grazie all’investimento delle proprie energie o a meriti particolari, sembra comunque rappresentare qualcosa che va oltre, che diventa persino il simbolo di una vittoria. Un particolare oggetto, acquistabile con 170 euro, diventa un segno di distinzione che consente di emergere, che regala l’illusione di riempire un vuoto o forse di colmare la distanza dagli altri partecipi della stessa gara, dell’attesa e della conquista dello stesso prodotto.
In fondo la vicenda dei ragazzi “eroi” che hanno sfidato il gelo di una notte per comprarsi un paio di Nike, ha suscitato qualche attenzione mediatica per una serie di fattori concomitanti: il freddo, la notte all’aperto, l’assembramento di fronte alla serranda chiusa…una scena imperdibile, quasi l’incipit per uno dei tanti film impegnati sul tema dei giovani, del consumismo, dello smarrimento di ideali eccetera.
A ben vedere, si tratta di un episodio ordinario, relativo a una mentalità diffusa che inghiotte fasce di ogni età, non soltanto i giovani, privandole di un orizzonte vasto, aperto alla prospettiva di senso dove le conquiste e i sogni non siano identificabili unicamente con un benessere materiale, ma fioriscano nella ricerca di bellezza, di cultura, di valori sperimentabili.
Davanti alla folla di ragazzi accampati in via Statuto, impossibile non lasciarsi provocare, forse anche ferire, dall’inconsistenza di un desiderio così lontano da un profondo anelito umano, così ridotto rispetto alla grandezza del cuore che pulsa di aspirazioni infinite.
Di fronte ai giovani che appaiono oggi sempre più alienati, si profila il dovere di non abbandonarli in balia dei loro piccoli idoli, di non tradire la loro attesa, il loro bisogno di sentirsi “insieme”, appartenenti a qualcuno, lanciati alla conquista di un bene che non si consuma come la suola delle scarpe.