Passati alla storia come i componenti della banda della Nutella, per quattro italiani che nel 2016 fecero sparire nel cinque tir pieni di vasetti, truffando la Ferrero di 500mila euro, la legge del contrappasso si è tradotta con quella che la pm Gabriella Tavano, titolare dell’inchiesta, ha brillantemente ribattezzato operazione “Nocciola amara”. E nome migliore difficilmente si sarebbe potuto scegliere visto che i quattro per quella Nutella sono finiti in manette con le accuse di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e per concorso in truffa aggravata. Come riportato da La Repubblica, una donna e tre uomini avevano costituito una società, la Fazenda srl, ufficialmente nata a Savona ma con sede logistica a Bologna, contattando la Ferrero per avviare la fornitura. Un primo ordine di Nutella da 100mila euro, inviato al deposito di via Zanardi, fu regolarmente spedito e pagato. Ma fu soltanto l’esca per acquisire credibilità presso la Ferrero. Il colosso italiano della crema spalmabile, di fronte ad un pagamento così importante, non poteva pensare di trovarsi ad avere a che fare con “la banda della Nutella”.



BOLOGNA, PRESA LA BANDA DELLA NUTELLA

C’è da dire che i finti imprenditori avevano studiato la truffa della Nutella nel dettaglio, ad esempio sventolando un bilancio, poi rivelatosi falso, che indicava un attivo da 3 milioni di euro. Dopo il primo ordine da 100mila euro regolarmente saldato, la società ne commissionò un altro alla Ferrero stavolta ben più ingente da 500mila euro, corrispondente a circa cinque tir. La merce in quell’occasione venne regolarmente recapitata nel magazzino di via Zanardi, ma la Ferrero scoprì soltanto in seguito che gli assegni emessi erano in realtà scoperti. Da lì iniziarono le telefonate alla Fazenda per chiedere il pagamento della merce. Ovviamente senza esito. Da qui la decisione di sporgere denuncia, col nucleo investigativo dei carabinieri bravo a trovare l’unica persona in qualche modo tracciata, una donna napoletana di 34 a cui risultava intestata la Fazenda srl. Per lei il giudice Alberto Gamberini ha ordinato l’obbligo di dimora. Ai domiciliari sono finiti invece Antonio Annunziata, 33enne di Napoli che svolgeva il ruolo di finto magazziniere, e due falsi manager: Giosuè Guglielmi, 47 anni, di Padova, e il 41enne Ferdinando Faravolo, anche lui di Napoli. Vi state chiedendo che fine ha fatto la Nutella? No, non l’hanno rubata per mangiarla. Come spiega Repubblica, con ogni probabilità la crema spalmabile è stata rivenduta dopo essere stata trasferita dai camion provenienti dal Piemonte in altri tir in uso dalla società. Ne è la prova il debito di 8mila euro in carburante che la Fazenda ha contratto con un benzinaio truffato.

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