Sono state depositate nelle passate ore le motivazioni della sentenza con la quale i giudici di Macerata hanno condannato lo scorso ottobre Luca Traini a 12 anni di reclusione. L’uomo, lo scorso 3 febbraio agì per vendicare la morte della 18enne romana, Pamela Mastropietro, rendendosi autore di una sparatoria per le vie cittadine, nella quale rimasero ferite sei persone. Nessun disturbo della personalità: secondo la Corte d’Assise di Macerata Traini mise in atto “un raid mosso da profonde ragioni di odio razziale verso la comunità africana”. Nessuna attenuante, dunque, rispetto a una strage “di cui è stata vittima l’intera cittadinanza costretta in parte a vivere momenti di autentico panico”, sccrivono ancora i giudici, come riporta oggi Il Resto del Carlino nell’edizione online. In quel periodo, infatti, le autorità furono costrette ad imporre un vero e proprio coprifuoco per motivi di sicurezza che coinvolse anche molte scuole nelle quali gli alunni furono trattenuti in classe oltre il normale orario. Nelle motivazioni della sentenza di condanna trova spazio la ricostruzione di quella mattina: Luca Traini sentì alla radio la notizia dell’omicidio di Pamela Mastropietro e decise di vendicare a modo suo la 18enne. Il suo scopo era raggiungere Oseghale, indagato per il delitto, in tribunale. Per non colpire i militari iniziò a sparare all’impazzata dalla sua auto per le vie centrali della città, prendendo di mira gli immigrati. Nelle motivazioni, le frasi citate quel giorno dall’uomo: “Vado ad ammazzare il macellaio negro”, aveva detto a una barista. E poi ancora: “In tutti i locali a cui ho sparato, esclusa la sede del Pd c’è lo spaccio. Gli spacciatori sono neri. Io ce l’ho con gli spacciatori”.
LUCA TRAINI, DEPOSITATE MOTIVAZIONI SENTENZA: DIFESA ANNUNCIA APPELLO
Fu il razzismo, dunque, secondo i giudici di Macerata, a muovere Luca Traini sebbene lui abbia tentato di allontanare “l’evidente matrice razziale del suo gesto” asserendo che “tutti gli spacciatori, almeno a Macerata, sono neri, dunque sparare a un soggetto di colore significa colpire uno spacciatore”. In merito, si legge ancora nelle motivazioni: “Non potendosi ammettere come vera tale affermazione, perché gli spacciatori non hanno colore né nazionalità predeterminati, la matrice razziale è chiara. Anche a non considerare l’incidenza dell’ideologia fascista e della sua deriva razzista ha consumato un raid xenofobo”. La difesa di Traini rappresentata dall’avvocato Giancarlo Giulianelli aveva tentato la carta della ridotta capacità di intendere e volere dell’imputato ma tale tesi è stata rigettata dalla Corte sulla base della perizia eseguita dal professore Massimo Picozzi pur riconoscendo un quadro familiare abbastanza critico. Altro aspetto sottoposto all’attenzione è quello relativo alla pena: quello commesso da Traini fu un tentato duplice omicidio o una strage? Per la corte, in accordo con il procuratore capo Giovanni Giorgio, si è trattato di una strage. “L’intenzione era uccidere un numero indeterminato di persone sparando tra la folla”, scrivono i giudici, che precisano “La circostanza, fortunosa e indipendente dalla volontà dell’imputato, che non vi siano stati morti, non incide nella qualificazione del delitto come strage”. Inoltre, gli stessi riconoscono “Tardivo e poco convincente” il pentimento in udienza, fatto sempre negando l’evidente matrice razzista, dell’imputato. Il suo difensore ha intanto annunciato l’appello.