Impongono una riflessione urgente sulla situazione delle carceri italiane i numeri forniti dal Ministero della Giustizia secondo cui al 30 novembre sarebbero più di 60mila (per la precisione 60.002) i detenuti reclusi nelle prigioni di Stato. Una soglia che si scontra con le norme di dignità umana che prevedono una capienza regolamentare (9 metri per singolo detenuto) di 50.583. Un sovraffollamento che fa tornare alla mente il caso di Mino Torreggiani, rievocato dal portale “giustiziami.it“, che nel 2013 vide l’Italia condannata dalla Corte Europea proprio perché “stipava” i detenuti all’interno di carceri sovraffollate. Emblematico fu il caso di Torreggiani, classe 1948 specializzato nelle rapine ai tir e detenuto a Busto Arsizio, che scontò la sua pena in due metri quadri. Quota 60mila è stata sfondata negli ultimi trent’anni una sola volta: era il 2006, vigilia dell’ultimo provvedimento di indulto varato dal governo Prodi, che concesse uno sconto di tre anni per i reati commessi entro il maggio di quell’anno.
SOVRAFFOLLAMENTO CARCERI, “MA REATI IN CALO”
Nonostante le statistiche mensili del Ministero della Giustizia raccontino un sovraffollamento delle i, tutte le statistiche confermano che i reati sono in calo. Come si spiega un fenomeno del genere? A spiegarlo è stata Alessandra Naldi, garante per i detenuti del Comune di Milano: “Se si guardano i tassi di criminalità delle singole tipologie di reato, con qualche eccezione come la violenza sessuale che però ora si denuncia di più, sono tutti diminuiti. c’è un controllo sul territorio molto più forte determinato anche dagli allarmi sicurezza che però non trovano riscontro nelle statistiche sul numero dei reati“. Una riflessione, quella della Naldi, che interessa anche l’ambito politico: “Numeri che è necessario far conoscere all’opinione pubblica perché abbia meno paure“. Che posizione assumerà il governo?