L’orrenda storia di Gizzeria torna in tv con la donna segregata, schiavizzata e stuprata per 10 anni (“liberata” dal tugurio in cui viveva a fine novembre 2017) oggi parlerà per la prima volta: vive in una casa famiglia da 12 mesi, nascosta dal “mondo” per evitare ripercussioni e soprattutto per non far sapere al suo aguzzino 50enne (arrestato un anno fa) dove si trovi. Sta cercando di tornare alla vita dopo un’esperienza umanamente insostenibile e dall’atroce contorno: dopo la morte della moglie (ammazzata di botte nella stessa casa-tugurio), l‘uomo ha costretto la giovane donna badante moldava (di circa 19 anni) che l’accudiva a vivere fuori dal mondo rinchiusa in un quel inferno sotto terra. Da lì l’inizio dell’incubo: si chiama Mariana (nome di fantasia dato dalla trasmissione Pomeriggio 5) e in questi minuti sta raccontando la sua atroce storia collegata con Barbara D’Urso in diretta su Canale 5. «Sto bene, sia io che i bimbi ma abbiamo passato un inferno»: quei due figli sono nati dalle violenze e gli stupri del folle aguzzino e hanno vissuto con loro fino a che un anno fa sono stati tutti liberati dai carabinieri di Lamezia Terme.
PARLA IN TV PER LA PRIMA VOLTA LA DONNA
Si è fidata di quell’uomo che le prometteva casa e cure in quella piccola cittadina di Gizzeria: ma era solo un inganno. «Non trovo le parole per descrivere quello che abbiamo passato, posso solo dire che è finito per fortunata»; dal 2007 ad oggi, l’uomo l’ha segregata in casa, vietandole qualsiasi relazione sociale e costringendola a subire violenze sessuali di ogni tipo. «C’era il buio più assoluto quando siamo entrati, abbiamo visto la donna con in braccio una coperta, solo dopo abbiamo capito che copriva la bambina», spiegava mesi fa il carabiniere che l’ha materialmente liberata, «Ci sono voluti giorni perché parlasse e raccontasse tutto» spiega ancora il maresciallo Gianluca Troiano. Francesco Aloisio Giordano, questo il nome dell’aguzzino oggi in carcere ma per oltre 10 anni stupratore e orco criminale nei confronti della povera Mariana: segnata nel volto, oggi grida tutto il suo dolore contro la violenza senza senso subita per anni. La speranza di rinascere passa da quei due bimbi, figli di una violenza ma unici punti positivi su cui ricostruire daccapo una esistenza drammatica.