La nuova Cupola 2.0 della mafia era comandata dal boss 80enne Settimo Mineo, ma ovviamente il gioielliere già noto alle forze dell’ordine non era l’unico che aveva il “privilegio” di far parte della commissione provinciale di Cosa Nostra, l’insieme di tutti i capi dei mandamenti. Il quotidiano La Sicilia svela coloro che erano entrati a far parte della nuova organizzazione di vertice della mafia siciliana, a cominciare proprio da Settimo Mineo, il reggente del mandamento mafioso di Pagliarelli, quindi Filippo Bisconti, reggente del mandamento mafioso di Misilmeri – Belmonte Mezzagno, e infine, Gregorio Di Giovanni, reggente del clan Porta Nuova. Mineo era considerato dagli inquirenti «il soggetto di maggior autorevolezza che aveva preso la parola durante la riunione e aveva chiesto a tutti gli intervenuti il rispetto delle regole spiegandone i contenuti e le modalità di esecuzione». La commissione si era riunita per la prima volta dopo la cattura di Toto Riina (25 anni fa), lo scorso 29 maggio, e si apprestava a divenire di fatto operativa, ma fortunatamente le forze dell’ordine l’hanno decapitata con 46 arresti. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



MAFIA E CUPOLA: LA STORIA DELLA COMMISSIONE PROVINCIALE

La mafia stava per ricostituire la Cupola, in gergo tecnico, la commissione provinciale. Si tratta di un organismo di vertice della malavita siciliana, formato dai capi mandamento, e creatosi per la prima volta negli anni ’50. Agli inizi degli anni ’80 il ruolo della commissione cambiò drasticamente visto che il potere era in mano ai corleonesi, e divenne una struttura comandata esclusivamente da Riina. Quando nel 1993 Totò venne arrestato, a quel punto la Commissione smise le proprie funzioni, continuando comunque ad esistere. Provenzano, che succedette a Riina, non “utilizzò” mai quell’organo, anche perché lo stesso boss non si esponeva in pubblico quasi mai, sia per paura di essere arrestato, sia perché temeva per la propria vita. Nel corso degli anni si è cercato di ricostituire la commissione di Cosa Nostra, come ad esempio nel 2008, quando vennero arrestati Benedetto Capizzi, Sandro Capizzi, Giuseppe Scaduto e Giovanni Adelfio, proprio con tale intento. La Commissione è rimasta quindi “sommersa” fino allo scorso maggio, quando iniziò il processo per porre al vertice il capo mandamento più anziano, Mineo, oggi arrestato insieme ad altre 46 persone. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



MAFIA, ARRESTATO IL BOSS DELLA CUPOLA, MINEO

Aveva il terrore di essere intercettato Settimo Mineo, l’erede di Totò Riina al vertice della Cupola di Cosa Nostra sgominata con un maxi-blitz coordinata dalla dda di Palermo che ha disposto il fermo di 46 persone. Come riportato da Rai News, il nuovo “capo dei capi”, temeva di essere ascoltato dagli inquirenti al punto che non solo non aveva telefono cellulare, ma limitava al massimo anche gli spostamenti in macchina. Forse per il timore che venissero posizionate delle “cimici”, Settimo Mineo preferiva camminare a piedi. Tornato libero dopo una condanna ad undici anni nel 2006, “zio Settimo” era riconosciuto nuovo capo della Cupola in qualità di capomafia più anziano. Cosa Nostra aveva infatti ripreso le vecchie abitudini: in primis la riunione della cosiddetta “commissione provinciale” che riunisce i capi-mandamento che raggruppano le famiglie mafiose (appunto i mandamenti) per dirimere le questioni, risolvere i problemi più impellenti e fare rispettare le regole interne all’organizzazione, ad esempio vietando intromissioni nelle “sfere d’influenza” altrui. (agg. di Dario D’Angelo)



ESULTANO DI MAIO E SALVINI

Le forze dell’ordine hanno scoperto l’esistenza della nuova Cupola della mafia siciliana, arrestando 46 persone fra cui il boss, erede di Toto Riina, Settimo Mineo. Molte le persone dal mondo della politica e delle istituzioni che nelle ultime ore hanno espresso il proprio pensiero sulla vicenda, a cominciare dal ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Luigi di Maio. Il leader dei grillini ha parlato di «uno dei più duri colpi inflitti dallo Stato alla mafia». In seguito, attraverso la propria pagina Facebook, ha aggiunto: «Mineo era stato infatti eletto erede di Totò Riina dopo la sua morte. Per questa gentaglia in Italia non c’è più spazio. Grazie ai carabinieri e al pool di magistrati che hanno portato a termine questa grande operazione!». Questo invece il pensiero dell’altro vice-presidente del consiglio, Matteo Salvini, che si è voluto complimentare come il suo solito con le forze dell’ordine: «Quarantasei mafiosi, colpevoli di estorsioni, incendi e aggressioni, sono stati arrestati poche ore fa dai carabinieri in provincia di Palermo, le buone notizie non finiscono qui. Altri 15 mafiosi nigeriani sono stati arrestati a Torino dalla polizia, che poi ha ammanettato altri 8 spacciatori (titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari e clandestini) a Bolzano. Grazie alle forze dell’ordine! La giornata comincia bene!». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

MAFIA, COLPO ALLA NUOVA CUPOLA: FERMATO IL BOSS SETTIMO MINEO

Maxi blitz delle forze dell’ordine: scoperta la nuova Cupola della mafia siciliana. 46 persone sono finite in manette nelle scorse, tutte con le accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione aggravata, intestazione fittizia di beni, porto abusivo di armi, danneggiamento a mezzo incendio, concorso esterno in associazione mafiosa. Il fatto rilevante e che le autorità sono riuscite a scoprire il nuovo gruppo di malavitosi che aveva ricreato la famosa Cupola degli anni di Toto Riina. A capo vi era l’80enne Settimo Mineo, considerato l’erede del noto boss di Corleone. Dopo anni di “latitanza”, la mafia aveva deciso di riunirsi lo scorso 29 maggio, ripetendo una tradizione che ormai da tempo non si verificava, ma fortunatamente le forze dell’ordine sono riuscite ad intercettarla, decapitando sul nascere la nuova Cupola. Minneo non è di certo nuovo alle autorità, visto che già per due volte in passato era finito dietro le sbarre. Prima era stato condannato a 5 anni per il maxi processo di Giovanni Falcone, quindi 12 anni fa finì nuovamente in manette per poi tornare in libertà dopo aver scontato una condanna di 11 anni di carcere. Minneo aveva il terrore di essere intercettato e per questo non usava mai i telefoni. (aggiornamenti di Davide Giancristofaro)

MAFIA, COLPO ALLA NUOVA CUPOLA

La mafia di Palermo stava riorganizzandosi: la Cupola di Cosa Nostra era tornata a riunirsi il 29 maggio scorso, come non accadeva dal 1993, e in quell’occasione era stato eletto l’erede di Totò Riina, morto un anno fa. Il capo dei capi designato era Settimo Mineo, ufficialmente gioielliere con negozio in corso Tukory, il più anziano fra i boss della mafia siciliana, l’uomo che il giudice Falcone aveva arrestato nel 1984 e che di fronte alle accuse del magistrato rispose con spavalderia: “Non so di che parla, cado dalle nuvole“. C’è anche lui tra le 46 persone arrestate all’alba nell’ambito del blitz coordinato dalla procura di Palermo diretta da Francesco Lo Voi. Una maxi-operazione, quella condotta dai carabinieri, che ha posto fine al mandato di Mineo prima che riuscisse a rendere operativa la riorganizzazione di Cosa Nostra.

MAFIA, NUOVA CUPOLA COSA NOSTRA: LA COMMISSIONE PROVINCIALE

Ci sono boss e gregari tra i 46 finiti in manette nel blitz che ha inferto un durissimo colpo alle ambizioni di rinascita della nuova Cupola di Cosa Nostra. Organizzazione mafiosa che secondo gli inquirenti resta sempre insidiosa soprattutto per la capacità di infiltrarsi nei tessuti economici e imprenditoriali. Come riportato da La Repubblica, nelle intercettazioni che hanno seguito da vicino la “campagna elettorale” per il ruolo di nuovo capo del governo mafioso, sono emersi i rapporti con insospettabili imprenditori che addirittura cercavano i boss per la soluzione di alcuni loro problemi. Una mafia diventata agenzia di servizi: dal recupero crediti alla mediazione di controversie. Tra gli aspetti che più di altri dicono delle intenzioni di Cosa Nostra di tornare ad esercitare il controllo del territorio in maniera sistematica, la ricostituzione della “commissione provinciale”, l’organismo di rappresentanza delle famiglie che non si era più riunito poiché solo Totò Riina, in qualità di vertice della Cupola, avrebbe potuto convocarlo. A prendere il suo posto era stato appunto Settimo Mineo, l’uomo chiamato a gestire soprattutto due grandi affari per la mafia di Palermo, business milionari come il traffico di droga e le scommesse online.