La verità sulla morte di Roberto Straccia potrebbe venire finalmente a galla. La famiglia del 24enne di Moresco, scomparso a Pescara e ritrovato cadavere in una scogliera di Bari, torna a sperare dopo che l’ennesima archiviazione come suicidio li aveva gettati nello sconforto. La Cassazione ha annullato il decreto di archiviazione del gip di Pescara per violazione di contraddittorio. Il legale della famiglia ha spiegato che il giudice abruzzese «aveva fatto tutto in sotterranea, senza dire nulla, negandoci così la possibilità di fare opposizione nei tempi utili, di affrontare quindi un’udienza e violando il nostro diritto ad avere un contradditorio». A Il Resto del Carlino parla di un vero e proprio «abuso di potere». Ora il decreto è nullo e per la famiglia di Roberto Straccia è una grande vittoria: «Significa tornare di nuovo davanti al giudice e, quindi, avere la possibilità di aprire altre strade», ha aggiunto l’avvocato Marilena Mecchi.
ROBERTO STRACCIA, CASSAZIONE ANNULLA ARCHIVIAZIONE
Del caso di Roberto Straccia se ne è occupato oggi anche Chi l’ha visto?, secondo cui si potrebbe tornare a battere la pista dell’omicidio per mano della ‘Ndrangheta. Il giovane studente universitario potrebbe essere stato ucciso a causa di uno scambio di persona perché somigliava ad un uomo condannato a morte da un clan calabrese. «Non siamo stati noi a tirare fuori questa storia, ma il ministero dell’Interno e, se non si crede alla massima autorità in materia, a chi si deve credere allora?», ha puntualizzato l’avvocato Mecchi a Il Resto del Carlino. Ci sono dei detenuti che sostengono questa versione, quindi per il legale della famiglia «è arrivato il momento che l’indagine, per competenza, passi in mano alla Distrettuale antimafia ed è questo che chiederemo nella prossimo udienza che si terrà nel tribunale di Pescara». Tutto ruota attorno ad una intercettazione ambientale: due persone, un boss di un calabrese in carcere a Lanciano, e la moglie parlano del ritrovamento di Roberto Straccia. A un certo punto la moglie del boss comincia a parlare di un giovane calabrese finito nel mirino del clan avversario, che doveva essere ucciso, e allude a Straccia. «Quel ragazzo ha le stesse sopracciglia, gli stessi occhi, uguali uguali uguali». Il mistero dunque resta fitto, ma la famiglia torna a sperare nella verità.