Bambini vittime di abusi sottratti alle famiglie. Il caso torna alla ribalta con“Sonia”. Gli assistenti sociali la definirono una «piccola omertosa» perché aveva raccontato di non aver subito alcun abuso. La bambina diceva la verità, ma nonostante questo nel 1998, quando non aveva ancora 11 anni, fu allontanata dalla madre. E non fu l’unico caso. Lei e altri bambini della bassa modenese furono prelevati dalle loro case di Massa Finalese e Mirandola mentre sulle loro famiglie piombavano accuse terribili. Messe sataniche, rapporti sessuali con bambini e omicidi. Grazie all’inchiesta “Veleno” di Repubblica, durata quattro anni, sono stati raccolti nuovi elementi, tra cui la testimonianza di ragazzi come “Sonia” che, dopo aver ascoltato la serie, ha deciso di rimettersi in contatto con la madre, Daniela. Nell’incontro svoltosi a Mirandola (Modena), intitolato “La rottura del silenzio”, entrambe sono salite sul palco per raccontare la loro storia. «Ritrovare mia madre è stato come tornare a vivere», ha commentato quella bambina diventata donna senza la sua mamma.
MADRE E FIGLIA INSIEME DOPO 20 ANNI
«Chiedevo di tornare a casa ma la risposta era che finché non raccontavo degli abusi non avrei potuto rivederla», ha raccontato “Sonia”. All’evento ha partecipato anche l’avvocato Patrizia Micai, che ha già avuto diversi mandati. La revisione del processo per le persone condannate, il risarcimento in sede civile e una commissione d’inchiesta parlamentare. Sotto accusa è finito il lavoro che all’epoca fecero psicologi e assistenti sociali, «di cui per altro manca traccia scritta». Le storie sono tutte diverse, così come i destini. C’è chi ha scontato 11 anni di carcere e sostiene di essere innocente, di non aver mai fatto nulla ai suoi tre bambini. Tutti sono uniti dalla speranza che in ognuna delle loro case arrivi quella telefonata che ha fatto “Sonia” a sua madre. Un anno fa infatti ha chiamato la mamma che non aveva mai cambiato il numero di telefono sperando che, prima o poi, la figlia la contattasse.