Proseguono le polemiche dopo le dichiarazioni del prete di Padova, Don Luca Favarinn, che ha invitato i fedeli a non fare il presepe se poi non mettono in pratica la loro fede aiutando i migranti e le persone bisognose. L’appello diramato su Facebook di pochi giorni fa, che ha creato non poco scalpore, è stato il seguente: «Oggi fare il presepio è ipocrita. Il presepe è l’immagine di un profugo che cerca riparo e lo trova in una stalla. Esibire le statuette, facendosi magari il segno della croce davanti a Gesù bambino, quando poi nella vita di tutti i giorni si fa esattamente il contrario, ecco tutto questo lo trovo riprovevole». Un pensiero che non è piaciuto a molti, visto che lo stesso Don è stato spesso e volentieri ricoperto di insulti via web. Ma Luca non si è dato per vinto, ed ha ribadito la questione nelle scorse ore, intervistato dai microfoni di Radio Padova: «Chi se ne frega delle statuette – dice – se non sono simbolo di un percorso interiore e sociale che dobbiamo fare. C’è gente che muore per le strade, che soffre – ribadisce – ma noi poniamo un segno di accoglienza nelle nostre case e gesti di non accoglienza fuori».
DON LUCA FAVARIN FA ANCORA DISCUTERE
Condanna pressoché unanime negli studi di Storie Italiane, programma in onda su Rai Uno ogni mattina, a cominciare da un collega di Don Luca Favarin, leggasi Don Aldo, che invece sostiene l’esatto contrario. «Facciamolo il presepe, moltiplichiamoli», dice il prelato fra gli applausi del pubblico presente: «Ricordiamo chi ha ideato il presepe “San Francesco” – ha proseguito Don Aldo – che in un periodo storico tra religioni e simboli, ha creato il simbolo dell’accoglienza dei poveri, mettendo al centro un Gesù non voluto da nessuno, dando ricchezza al volere della povertà». Secondo Don Aldo è necessario non mischiare ideologia e politica con il presepe: «Penso che lui abbia voluto fare un gesto provocatorio – concludo – mettere il focus sui migranti, ma non condivido questo appello».