E’ stato ritrovato l’anello di Ponzio Pilato. Non sono poche le scoperte archeologiche che nel corso degli anni hanno confermato l’esistenza reale, dunque la storicità, di pagine dei Vangeli. L’ultima della serie è una delle più significative in questo senso. Come scrive il quotidiano israeliano Haaretz, nei pressi di Herodion, dove nel 2015 vennero scoperti i resti del palazzo di Erode, dove fu portato Gesù nel corso del lungo processo, poco distante da Gerusalemme, è stato scoperto nientemeno quello che dovrebbe essere l’anello appartenuto al governatore romano Ponzio Pilato, l’uomo che processò e condannò Gesù. Dopo averlo ripulito, si vede l’effige di un vaso di vino con sopra una scritta in greco che è stata tradotta con il nome del prefetto romano. «Quel nome era raro nell’Israele di quei tempi. Non conosco nessun altro Pilato di quel periodo e l’anello mostra che era una persona di rango e benestante», ha affermato il prof. Danny Schwartz, responsabile della scoperta.



CHI ERA PONZIO PILATO

Decisivo che l’anello sia stato trovato qui, perché il processo tenuto da Pilato si svolse proprio nel palazzo di Erode. “La testimonianza convergente dei quattro vangeli, degli Atti degli Apostoli, di Flavio Giuseppe, di Filone, di Tacito e dell’iscrizione di Cesarea Marittima», ha infatti scritto il biblista J.P. Meier, «rendono almeno moralmente, se non scientificamente, certo che Ponzio Pilato fosse il governatore romano della Giudea negli anni 28-30 d.C.» (Un ebreo Marginale, vol 1, Queriniana 2006, p. 158). La prima volta che è comparso il nome di Ponzio Pilato risale al 1961, abbinato al titolo di Praefectus Iudae, in una iscrizione a Cesarea Marittima. La scoperta permise di capire che lo storico Tacito si sbagliò nel definirlo procuratore. I vangeli infatti lo definiscono con il termine greco di heghemon, con cui si definivano gli incaricati imperiali sia per i procuratori che i prefetti.

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