Franco Dri, l’anziano ex commerciante 77enne di Fiume Veneto, in provincia di Pordenone, arrestato con l’accusa di aver ucciso il figlio tossicodipendente e condannato in Appello a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni, potrà ora finire di scontare la sua pena ai domiciliari. La notizia, come riferisce l’agenzia di stampa Ansa, è giunta nella giornata odierna dopo la pronuncia favorevole del Tribunale di Sorveglianza di Venezia che ha accolto la richiesta della procura che nei giorni scorsi si era espressa anche essa in modo positivo alla scarcerazione dell’uomo. A darne notizia alla stessa agenzia è stato il legale di Dri, l’avvocato Arnaldo De Vito: il suo assistito, dunque, potrà trascorrere il prossimo Natale tra l’affetto dei suoi cari. In Appello erano state riconosciute le attenuanti generiche e anche quella della reazione per accumulo a uno stato di ingiustizia sofferta, sociale e morale. Già questo aspetto, nel corso del processo di primo grado aveva portato ad una condanna non superiore a 8 anni di reclusione. Da ottobre 2017, l’anziano stava scontando presso il penitenziario di Treviso la pena residua che ora terminerà ai domiciliari.
UCCISE FIGLIO TOSSICODIPENDENTE “PER ESASPERAZIONE”
Era il 26 gennaio 2015 quando Franco Dri, anziano commerciante, sparò al figlio tossicodipendente, uccidendolo. L’uomo aveva atteso l’arrivo dei carabinieri ai quali aveva raccontato tutto, consegnandosi alla giustizia. Il figlio Federico fu ucciso da un solo colpo di pistola che lo colpì al torace, esploso al culmine dell’ennesima lite e dall’esasperazione. Proprio la tossicodipendenza del ragazzo aveva rappresentato per l’intera famiglia un vero e proprio calvario e fu lo stesso giudice a riconoscere all’imputato le attenuanti generiche nonché quella della reazione per accumulo a uno stato di ingiustizia sofferta. Il padre, dopo avergli sparato, attese l’arrivo delle forze dell’ordine e dei soccorritori. Trasportato in ospedale, il figlio morì poco dopo. I suoi compaesani avevano firmato una petizione per chiedere la grazia dell’uomo dopo la condanna a 6 anni. Anche un altro figlio, Stefano Dri e la moglie scrissero due lettere in cui perdonavano il padre e marito per “il gesto che ha compiuto per disperazione”.