Dopo il crollo del ponte Morandi vi sarebbero altri cinque viadotti a rischio. Lo ha spiegato Autostrade per l’Italia nel suo report segnalato dalla procura alla vigilanza del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Come riferisce quest’oggi l’edizione online de Il Secolo XIX, i cinque ponti che necessitano di interventi tempestivi per la messa in sicurezza sono il Gargassa, sulla A26, a Rossiglione, il Pecetti a Mele, il Moro (A14), il Sarno (A30) e infine il Paolillo (A16). Di questi cinque, due sono situati nella regione Liguria, che ovviamente vuole evitare un’altra catastrofe come quella dello scorso 14 agosto che ha causato la morte di 43 persone innocenti. Secondo la relazione in questione, i cinque viadotti individuati necessiterebbero migliorie maggiori rispetto a quelle di cui aveva bisogno il Morandi.
DOPO IL MORANDI: 5 VIADOTTI A RISCHIO
Aspi, comunque, smentisce che vi siano pericoli imminenti: «Le verifiche effettuate sulle 66 opere più importanti della rete in gestione – si legge su una nota diffusa dalla stessa Autostrada, riportata da Il Secolo XIX – e di cui l’azienda ha fornito puntuali informazioni alla Procura di Genova, non evidenziano alcuna situazione di rischio o pericolo. Tali controlli sono stati eseguiti da società esterne, a integrazione e verifica di quelli ordinariamente effettuati da Spea». La società ha voluto aggiungere e specificare che «i cosiddetti “voti 50”, che si riferiscono a alcuni singoli elementi delle opere monitorate, non indicano in alcun modo problemi di carattere strutturale o legati alla sicurezza e consentono una pianificazione degli interventi di manutenzione entro 5 anni. Peraltro, non esiste sulla rete di Autostrade per l’Italia una sola situazione che richieda un intervento immediato per garantire il ripristino della sicurezza (il cosiddetto “voto 70”)». Insomma, un nuovo falso allarme o sarebbe meglio intervenire comunque per evitare un nuovo disastro?