Il rapporto Censis 2018 sottolinea l’imponente effetto dell’immigrazione nella considerazione degli italiani. Sul tema è intervenuto Matteo Salvini che, intervenuto ai microfoni di Pomeriggio 5, ha spiegato che il suo ministero sta provando a ristabilire la normalità e attenuare le paure dei cittadini nostrani: «Io sono al lavoro per risolvere i problemi che ho trovato. Il decreto sicurezza limita i danni e dà pieni diritti a profughi veri, invece il finto profugo vince un solo biglietto di andata per il suo Paese. Stiamo cercando di gettare acqua sul fuoco che qualcuno ha acceso, ce la stiamo mettendo tutta». E sul web si è acceso il dibattito, tra chi incolpa la Lega del clima di paura rilevato dal Censis e chi, invece, mette nel mirino il precedente governo per non aver fissato dei paletti. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



GIOVANI PESSIMISTI

È un quadro come mai in passato a tinte fosche quello che fornisce l’oramai consueto rapporto del Censis di fine anno che, in quest’edizione 2018, fotografa abitudini e tendenze degli italiani in un momento di particolare incertezza a livello politico ed economico: come si legge infatti nel rapporto, quello a cui si assiste è “un rabbuiarsi dell’orizzonte dell’ottimismo” e che riguarda mai come prima soprattutto i più giovani, che sembrano aver rotto quel patto di fiducia con le generazioni precedenti e che hanno oramai quasi la certezza di non poter godere più del benessere e della ricchezza che hanno avuto i propri genitori. Non solo dato che le ansie, e questo riguarda qualunque fascia d’età, tende ad avere una opinione negativa del fenomeno immigrazione: 6 italiani su 10 la pensano così e solo il 37% degli intervistati crede che possano avere un impatto favorevole sull’economia, mentre addirittura il 63% vede i cittadini che arrivano nel nostro Paese come un ulteriore peso per il nostro sistema di welfare. (agg. di R. G. Flore)



IL “SOVRANISMO PSICHICO”

Italiani incattiviti, soli, impauriti e senza speranze: l’Italia non solo è in una crisi senza fine ma non cresce più ed è sempre più vecchia. Ecco, diciamo che l’immagine data del nostro Paese dall’annuale (il 52esimo) Rapporto Censis non è delle migliori, per essere eufemistici, ma preoccupa anche il contenuto della statistica su un campione considerevole della popolazione italiana. Dopo i governi tecnici e la tentata rinascita con Matteo Renzi (e soci), «la delusione per lo sfiorire della ripresa e per l’atteso cambiamento miracoloso ha incattivito gli italiani», scrive il Rapporto annuale, sottolineando come gli stessi concittadini «si sono resi disponibili a compiere un salto rischioso e dall’esito incerto, un funambolico camminare sul ciglio di un fossato che mai prima d’ora si era visto così vicino proprio perché la scommessa era poi quella di spiccare il volo». Per gli amanti di Giorgio Gaber queste parole ricordano quel “Qualcuno era comunista” dove l’artista tra i più geniali del Novecento italiano rifletteva sulla delusione totale per l’imbarbarimento e l’ideologia raggiunta dal comunismo dopo l’iniziale “volo” da spiccare: «ci si sente come in due. Da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra, il gabbiano senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito. Due miserie in un corpo solo», lo diceva Gaber ma in qualche modo anche il rapporto Censis oggi sembra “riflettere” su simili conclusioni (con molto meno genio, of course).



RAPPORTO CENSIS: L’ITALIA IN CRISI SENZA FINE

Il Rapporto Censis 2018 va detto ci va giù assai pesante: la situazione attuale è una «reazione pre-politica con profonde radici sociali che alimentano una sorta di sovranismo psichico» e che talvolta assume «i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria – dopo e oltre il rancore – diventa la leva cinica di un presunto riscatto e si dispiega in una conflittualità latente, individualizzata, pulviscolare». Soli, incattiviti, senza speranza nel futuro: la crisi senza fine della società italiana non ha al momento grandi “scusanti” e soprattutto non vede grandi cambiamenti nell’immediato per lavoro, crescita, stabilità e “futuro sociale”. «L’Italia è ormai il Paese dell’Unione europea con la più bassa quota di cittadini che affermano di aver raggiunto un condizione socio-economica migliore di quella dei genitori», scrive ancora il Censis sottolineando come nel 2017 addirittura il 12,4% degli occupato nella classe di età 20-29 anni è a rischio povertà, 10mila in più rispetto all’anno precedente. Male anche la situazione di collaborazione e condivisione della società con l’altrui diversità, a cominciare dagli immigrati: «Per un migrante entrare in Italia per lavoro è diventato praticamente impossibile: alla crisi economica ha corrisposto una riduzione degli ingressi previsti dal decreto flussi e la fine delle sanatorie. Il rischio è che un aumento dei controlli e un restringimento della normativa portino a una situazione nella quale il nostro Paese apparirà desiderabile solamente per una ridotta porzione di migranti: le persone più deboli dal punto di vista economico e sociale», sentenzia il Rapporto Censis.