Era il 6 aprile del 2009. C’era L’Aquila sventrata dal terremoto e io nel mio primo pezzo del diario sul Sussidiario scrivevo: “È crollata la Prefettura, tante chiese con le volte distrutte e in Piazza Duomo anche la Chiesa delle Anime Sante, dove all’interno non c’è più nulla, neanche la statua di Sant’Emidio, protettore dei terremoti, che si dice sia passato di qui durante la sua vita. Dentro quella chiesa, ricordo la messa della scorsa settimana voluta dal Vescovo, mons. Giuseppe Molinari: l’ha officiata per invocare la protezione del Santo”.



Sono passati quasi 10 anni da quel giorno, un giorno che ha segnato la vita di tanta gente, che ha messo fine alla vita di tanta gente. E ieri per l’intera comunità aquilana e per la chiesa delle Anime Sante è stato un giorno di festa. È stata riaperta definitivamente dopo anni di intenso lavoro, dopo un restauro importante e maestoso. La chiesa delle Anime Sante in questi anni era ricordata per il lavoro svolto nei giorni successivi al terremoto, quando i vigili del fuoco hanno portato via, con forza ma anche con delicatezza, le opere d’arte e sacre che erano custodite al suo interno e che si erano salvate, riportando qualche graffio, nonostante il crollo del tetto. Poi quel tetto, ricostruito con una gabbia di ferro, per anni è stato immagine della piazza principale della città, proprio accanto al Duomo. Quella chiesa ferita, sventrata, violentata dalla terribile scossa di terremoto.



La chiesa delle Anime Sante, che in realtà è dedicata a Santa Maria del suffragio, diventa l’emblema dell’Aquila che rinasce. E rinasce grazie alla collaborazione del Governo francese, alla caparbietà di Berlusconi e Bertolaso che in occasione del G8 chiesero ai capi di Stato presenti all’Aquila di adottare un monumento e di contribuire al suo recupero, alla sua ristrutturazione. In quei tempi in città c’era Nicolas Sarkozy, insieme alla moglie Carla Bruni. Fu lui a decidere che il governo francese avrebbe contribuito alla ristrutturazione di questa chiesa. È tanto è stato: il 50 per cento delle spese arrivano dal Paese al di là delle Alpi.



“L’inaugurazione di questa chiesa, diventata simbolo del terremoto, supera il semplice perimetro del ‘recupero edilizio’ e rende l’evento segno profetico di una ‘vittoria’ sulla furia distruttiva del sisma, aprendo importanti varchi di speranza nel futuro della città e nel suo sistema architettonico-urbanistico”, ha detto l’arcivescovo dell’Aquila, cardinal Giuseppe Petrocchi, nel suo intervento durante la cerimonia di riapertura, di fronte al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Per Petrocchi quella chiesa è il “monumento alla tenacia e all’amore che sa risorgere: più forte di ogni spinta angosciante e disgregativa”. E proprio ricordando il contribuito dei governi italiano e francese per la ricostruzione, il cardinale ha evidenziato che “queste mura raccontano una ricostruzione svolta in sinergia e con fattiva collaborazione. Una collaborazione che ha portato anche a sperimentazioni di tecniche innovative nel restauro e nell’ingegneria strutturale. Impresa, questa, che richiede creatività, coordinamento e perseveranza intelligente”. Guardando ancora alla collaborazione tra le due nazioni, il cardinal Petrocchi ha sottolineato che “il messaggio, che oggi si innalza da questa piazza, testimonia che solo la fratellanza tra le Nazioni consente di vincere le sfide, spesso drammatiche, che attraversano la nostra storia e apre, per il futuro, vie sicure di solidarietà, di giustizia e di pace”.

Il presidente Mattarella è arrivato a L’Aquila con una delegazione del Governo francese guidata dal ministro degli Affari esteri, incaricata per l’Europa, Nathalie Loiseau, accompagnata dall’ambasciatore francese in Italia, Christian Masset e, in rappresentanza del Governo italiano, dal ministro dei Beni e le attività culturali Alberto Bonisoli e dal sottosegretario con delega alla ricostruzione dei Beni culturali, Gianluca Vacca.

La storia della chiesa la ricordata nel suo intervento il presidente vicario della Regione Abruzzo Giovanni Lolli. “Le Anime Sante, a L’Aquila così è conosciuta, ci ricorda un momento drammatico, il devastante terremoto del 1703: la Chiesta fu edificata dopo il sisma, a ricordo delle tante vittime e a monito per le generazioni future. Ecco perché rappresenta una sorta di macchina del tempo che ci ricorda che viviamo in un posto bellissimo ma fragile, come bellissimo e fragile è il nostro Paese e dobbiamo prendercene cura, trattandolo con attenzione. Purtroppo, questi discorsi li facciamo sempre dopo una tragedia, dovremmo farli ogni giorno e questo è il monito che ci lascia la Chiesa di Santa Maria del Suffragio. Ci ricorda anche altro: nel 1700 – dopo il terremoto – cambiarono i colori della bandiera della città che, prima del sisma erano il bianco e il rosso, i colori di monumenti importantissimi, la Basilica di Collemaggio e la Fontana delle 99 Cannelle, e sono d’altra parte i colori che prende la roccia del Gran Sasso a seconda della sua inclinazione. I colori furono cambiati e diventarono nero e verde: nero per il lutto, verde per la speranza e la tenacia degli aquilani che non mollarono, si rimisero in piedi e ricostruirono la città così come stanno facendo gli aquilani di oggi, che non molleranno, non stanno mollando e col vostro aiuto potranno andare avanti”.

Ma importante era anche la presenza degli alunni delle scuole. Oltre mille bambini nati nel 2009 e nel 2010; bambini che il terremoto lo hanno solo sentito raccontare, ma di cui ne vedono ogni giorno i segni tangibili. Su esplicita richiesta del Cerimoniale del Quirinale, 40 di loro, nati nel 2009, sono saliti sul palco accanto al presidente Mattarella. E proprio questa marea di bambini alla fine della cerimonia ha invaso il cielo di palloncini colorati di nero e di verde, per non dimenticare, ma anche per dare un forte segnale di speranza in un futuro che si sta ricostruendo giorno dopo giorno.