Il piccolo Matteo è morto dopo solo 28 giorni. Nato con la sindrome di Down, il bimbo è stato colpito dal morbo di Hirschsprung, una malattia congenita dell’intestino che si manifesta nel 10% dei pazienti affetti proprio da tale sindrome. Una tragedia avvenuta tre anni e mezzo fa, e che i genitori sperano non possa accadere ad altre coppie: «Mio marito ed io – racconta la mamma Laura ai microfoni del Corriere della Sera – desideriamo che non accada più una tragedia come quella capitata a nostro figlio. Non si può lasciar morire così un bambino, è inconcepibile. Sapevamo che sarebbe venuto al mondo con un’anomalia cromosomica – ha proseguito la madre del povero bambino – e abbiamo accettato la situazione con grande serenità. Sarebbe stato nostro figlio e lo avremmo amato con tutte le problematiche che la malattia comporta». Nato il 20 aprile del 2015, è scomparso il 17 maggio dello stesso anno, esattamente 28 giorni dopo. Una tragedia su cui sta indagando la procura di Torino, che ha iscritto sul registro 15 persone fra medici e anestesisti del Regina Margherita, accusati di «responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario».
TORINO, BIMBO DOWN MORTO: L’ACCUSA DELLA MAMMA
«Vogliamo capire cos’è accaduto – prosegue Laura – nel periodo in cui nostro figlio è rimasto ricoverato nel reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale infantile. Vogliamo la verità, chiediamo giustizia. Pretendiamo che ci venga detto se sono stati commessi errori e da chi. Perché a nessun altro bambino dovrà mai capitare quello che è accaduto al nostro Matteo». Secondo l’accusa, i medici del Regina Margherita di Torino non avrebbero diagnosticato la presenza del morbo di Hirschsprung: «In ospedale nessuno ci ha mai detto nulla – prosegue Laura – se solo avessero ventilato la possibilità che poteva esserci questa malformazione, avremmo approfondito e chiesto aiuto. Ma ci ripetevano che non c’erano anomalie, che tutto procedeva per il verso giusto. E quando Matteo aveva problemi di dissenteria, ci rispondevano che era colpa dell’antibiotico. E quando vomitava, che la causa era il latte». Solo dopo la morte si scoprì, leggendo la cartella clinica, che qualcuno avesse supposto la presenza del morbo «Ma quell’appunto fu ignorato – conclude Laura – e forse nostro figlio poteva essere salvato».