Veronica Panarello è stata condannata a trent’anni di reclusione dopo la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Catania. E’ lei, secondo i giudici, ad aver ucciso il figlio, il piccolo Lorys di soli 8 anni, trovato senza vita in un canalone poco più di quattro anni fa, il 29 novembre del 2014. Manca ancora la sentenza della Cassazione, l’ultimo grado di giudizio per la Panarello, ma dopo il doppio verdetto in primo grado e appunto in appello pressoché identico, è quasi totalmente da escludere un colpo di scena. Ne è convinta anche la nota criminologa Bruzzone, ospite presso gli studi de La Vita in Diretta: «Ci troveremo presto davanti alla sentenza di condanna definitiva in Cassazione. L’avvocato della Panarello è stato smentito su tutto: non ci sono dubbi sull’arma, sulla dinamica, sulla tempistica e sul fatto che lei fosse da sola sia prima dell’omicidio, che nella fase successiva del depistaggio».
VERONICA PANARELLO, OMICIDIO DI LORYS
Alcuni paragonano l’omicidio del piccolo Lorys a quello di Cogne, ma sempre secondo la Bruzzone le due dinamiche sono completamente differenti: «Veronica agisce in maniera lucida e deliberata, e poi depista le indagini gettando il bambino nel canalone, mentre la Franzone agisce d’impeto». Sulla vicenda è intervenuto anche Daniele Scrofani Cancellieri, l’avvocato di Davide Stival, padre di Lorys nonché ex marito della Panarello: «Il caso di Veronica è diverso da quello delle altre mamme – racconta sempre a La Vita in Diretta – non si è mai pentita ed ha cercato di creare ombre, uscendo dal processo da innocente, accusando anche una persona che non c’entra niente». Poi conclude: «Davide vuole sapere qual è stata la molla che ha fatto scattare Veronica, e non si è trattato di un raptus, ma un fatto voluto e che è durato per parecchio tempo».