Quali sarebbero i commenti se le forze di polizia italiane sotto la responsabilità politica del ministro dell’Interno Matteo Salvini avessero fermato preventivamente 151 studenti liceali — alcuni minorenni — diretti (sembra pacificamente) verso la capitale? Anzi: se avessero costretto i giovani in ginocchio, mani sulla testa, alcuni ammanettati.
Il video — postato da un account twitter francese — è stato ricollocato da un grande quotidiano “progressista” italiano con poca evidenza sulla propria homepage: giusto perché — si poteva leggere — “fa discutere” nei giorni dei “gilet jaunes”. Ma — “giusto per discutere” — una prima questione può riguardare il confronto con gli spazi e i tagli narrativi riservati nelle stesse ore dai grandi media italiani al caso della giovane rom picchiata in un metrò di Roma da un passeggero vittima di un tentativo di scippo. Posizione compatta (condivisa da chi scrive): nello stato di diritto italiano nessun cittadino ha il diritto di alzare le mani su un altro cittadino o di farsi giustizia da sé, neppure se una ragazzina sta perpetrando l’ennesimo reato suggeritole dalla secolare civiltà rom. E questo naturalmente vale anche per la polizia. Vale pochi giorni dopo le condanne per il caso Cucchi o 17 anni dopo il G8 di Genova: dove fu ucciso un giovane mascherato che in una battaglia urbana stava lanciando una grossa bombola contro un veicolo dei carabinieri. Anche se quel giorno un grande quotidiano scrisse che “quel giovane non era un eroe e quel poliziotto non era un assassino”, oggi a quel giovane — che manifestava contro i “poteri forti” del mondo — è intitolata un’aula del Parlamento nazionale. E ai dirigenti di pubblica sicurezza giudicati responsabili dei fatti della scuola Diaz sono state comminate pesanti condanne.
La democrazia “senza se e senza ma” è questa: almeno in un’Italia che sarebbe invece “vomitevole” sul piano degli standard civili secondo il presidente francese Emmanuel Macron. Eletto all’Eliseo con la nomea di “ultra-democratico 4.0”, tratta tuttavia da pericolosi sovversivi dei giovani che vogliono protestare sotto le sue finestre — magari assieme ai loro genitori — perché il suo governo ha aumentato prezzo della benzina e non si preoccupa invece di aumentare salari e posti di lavoro.
Agli standard della democrazia francese penseranno comunque i francesi. Potrebbe magari buttarci l’occhio qualche corrispondente estero da Parigi, ma sembrano tutti in ferie. O forse se ne stanno in casa per rispettare il coprifuoco “democratico” imposto dal governo nella città della Grande Rivoluzione, che ha illuminato le menti e cancellato i dispotismi in tutto il pianeta.
Le domande, in ogni caso, restano: “giusto per discutere” fra europei, nel dicembre 2018 è più “fascista” Salvini o Macron? E’ più “illiberale” un paese dove qualcuno perde le staffe in una città dove la polizia non protegge più da tempo lo stato di diritto, o un paese dove la polizia arresta “a prescindere” alcuni giovani perché contestano una decisione del governo? Nello stato di diritto italiano vengono tollerate “a prescindere” anche le comunità rom che — oltre ad essersi saldate con la criminalità organizzata — minacciano anche la libera stampa; o il nemico mortale dei giornali è solo un sottosegretario che vuol dimezzare le sovvenzioni statali “a Radio Radicale”? E i “diritti umani” — visti da Bruxelles — sono in pericolo solo nei centri di accoglienza dei migranti in Sicilia? E’ “fascista” chi (si) pone queste domande? E “giornalista” solo chi spaccia su Facebook come “nemico della democrazia” un poveraccio di periferia che se la prende con un’altra poveraccia (che nessuno espellerà mai dall’Italia)?