Per chi osserva da giorni la vicenda e le sorti della povera Silvia Romano non può che iniziare a comporre alcuni pezzi di un puzzle ancora troppo complicato per essere terminato: con l’arresto di un ufficiale della KWS (il servizio parchi) parrebbe l’ennesima conferma dei legami criminali tra alcuni militari e i rapitori della volontaria italiana ormai 19 giorni fa. Come riporta l’Agi, i tre arresti degli ufficiali in Kenya conferma l’ipotesi di un rapimento non nato a “caso” ma pianificato con alcuni settori deviati e corrotti dello stato africano: doveva essere un rapimento “lampo” per il riscatto immediato ma qualcosa è andato storto e dopo oltre due settimane ancora non vi sono novità in merito. Ora però, il secondo punto del “piano” potrebbe vedere il coinvolgimento degli al-Shabaab per provare a recuperare quel denaro finora non guadagnato dall’estorsione per liberare Silvia Romano. (agg. di Niccolò Magnani)



È ANCORA VIVA

Per ora gli investigatori non hanno dubbi in merito alle condizioni di Silvia Romano. è ancora viva mentre le forze dell’ordine starebbero stringendo il cerchio attorno ai rapitori nella foresta del Parco Nazionale di Boni: il problema è che settimana scorsa si dicevano le stesse cose e ancora 7 giorni prima, per cui anche le speranze della famiglia (finora sempre in rigoroso e rispettabile silenzio) non vanno “illuse” con elementi che al momento forse sanno bene solo i servizi italiani, quelli kenioti e gli investigatori stessi. «Finora le operazioni sono state ostacolate dalle condizioni meteo avverse e dalla rete stradale», ha spiegato il comandante regionale Bernard Leparmarai difendendosi dalle critiche di non aver ancora scovato il nascondiglio dei rapitori di Silvia. Non solo, sempre secondo il comandante «Non posso fare ulteriori commenti sulle indagini. Lasciamo che la polizia faccia il proprio lavoro. Continuiamo a pensare che i rapitori siano criminali dediti all’estorsione. Potrebbero pensare di vendere la ragazza ai terroristi di al-Shabaab». (agg. di Niccolò Magnani)



DOPO 19 GIORNI È ANCORA PRIGIONIERA

Sono passati 19 giorni da quando Silvia Romano è stata rapita in Kenya. Meno di tre settimane, un tempo che potrebbe sembrare breve per qualcuno, ma non per l’attivista italiana rapita non si sa bene ancora da chi lo scorso 20 novembre. Nel corso di questi 19 lunghissimi giorni le autorità hanno senza dubbio fatto progressi, hanno arrestato diverse persone, fra cui l’alto ufficiale del Kenya Wildlife Service (KWS), l’agenzia governativa che si occupa della protezione dei parchi nazionali, ma di Silvia Romano non vi è ancora traccia. Restano molti i dubbi sull’indagine anche perché spesso e volentieri le autorità keniote hanno proferito ottimismo, convinti che i rapitori fossero ormai braccati, e soprattutto stremati dalla vita nella giungla, ma passano le ore, e i giorni, e di Silvia non vi è traccia. E’ quindi lecito a questo punto domandarsi se la stessa nostra connazionale di 23 anni sia ancora viva, e soprattutto, se gli investigatori stiano agendo nel migliore dei modi. Tutte domande a cui speriamo di ricevere a breve una risposta. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



SILVIA ROMANO, ALTO UFFICIALE KENYA ARRESTATO: NOTIZIA NON DOVEVA EMERGERE?

La notizia dell’arresto di un alto ufficiale kenyano nell’ambito dell’inchiesta su Silvia Romano, la volontaria italiana rapita il 20 novembre in un villaggio ad 80 km da Malindi, potrebbe rappresentare un passo avanti importante nelle ricerche della 23enne milanese in mano ad un gruppo di banditi. Come sottolineato da Libero, l’uomo finito in manette è un alto graduato del Kws, i guardaparco che collaborano alle ricerche della ragazza e potrebbe essere stato tradito da una telefonata di troppo. Per gli inquirenti non rappresentano una novità le connivenze tra i guardaparco e i gruppi criminali, ma secondo Libero la notizia dell’arresto dell’ufficiale del Kenya Wildlife Service avrebbe dovuto restare riservata. Gli investigatori, che non hanno voluto commentare la notizia dell’ultimo arresto, avrebbero infatti preferito che la stessa restasse nascosta per evitare clamori in un’indagine che si sta rivelando più complicata del previsto. (agg. di Dario D’Angelo)

SILVIA ROMANO, ALTO UFFICIALE KENYA ARRESTATO

Un alto ufficiale del Kenya Wildlife Service (KWS), il servizio parchi, è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla scomparsa di Silvia Romano, la volontaria milanese rapita il 20 novembre scorso nel villaggio di Chakama, a 80 chilometri da Malindi. A dare la notizia che segna un nuovo colpo di scena nelle indagini è stata l’emittente Ntv. Questo arresto segue quello di un sergente del servizio parchi, Abdullahi Bille, e di suo fratello, entrambi sospettati di legami con i rapitori. Come riportato dall’emittente, si ritiene che Silvia Romano sia prigioniera nella zona della contea meridionale di Tana Delta. Le indagini dunque proseguono. Il governo italiano in occasione della recente visita a Roma del vicepresidente keniota William Ruto ha pressato affinché siano fatti i massimi sforzi per far tornare a casa la 23enne volontaria milanese, di cui il ministro degli Esteri Enzo Moavero ha auspicato una “rapida liberazione”. Durante l’incontro alla Farnesina, ha ringraziato Ruto “per quanto stanno facendo le autorità del Kenya”.

SILVIA ROMANO, “PRIGIONIERA NELLA ZONA DI TANA DELTA”

Le ricerche di Silvia Romano si sono concentrate a nord, verso la Somalia. Si tratta di un’area di oltre 35mila metri quadrati, ricoperta da una foresta impenetrabile. La polizia finora ha arrestato una ventina di persone da cui ha ottenuto informazioni importanti su dove effettuare le ricerche. Inoltre, ha offerto una ricompensa di un milione di scellini kenioti, circa 8mila e 600 euro, a chiunque fornisca notizie utili. La settimana scorsa, come riportato da Repubblica, abitanti del villaggio di Bombi hanno raccontato di aver visto la volontaria viva un paio di giorni prima mentre si inoltrava nella foresta con i suoi rapitori, tre uomini identificati, ritenuti armati e pericolosi, e ora ricercati. La giovane volontaria Silvia Romano era, tra le altre cose, impegnata in una raccolta fondi della “Africa Milele Onlus” per l’acquisto di una cisterna per il recupero di acqua piovana dal tetto di una ludoteca.