È ufficialmente iniziato il processo d’Appello a carico di Manuel Foffo, il giovane romano accusato di aver massacrato insieme a Marco Prato (morto suicida in carcere) il 23enne Luca Varani nel marzo 2016, durante un festino a base di sesso e droga. Nel corso della prima udienza che ha inaugurato il secondo grado, la Corte d’Assise d’Appello di Roma ha disposto la perizia psichiatrica a carico di Foffo. Il giovane era già stato condannato a 30 anni di carcere lo scorso febbraio al termine del processo di primo grado che si è svolto con rito abbreviato con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dalla minorata difesa. Ora, come riporta Repubblica.it, secondo quanto stabilito dai giudici dell’Appello, saranno i risultati della perizia medico-legale a verificare con certezza la piena capacità di intendere e di volere dell’imputato. L’incarico sarà conferito il prossimo 6 febbraio al medico legale Antonio Oliva dell’Università La Cattolica di Roma, affiancato nel suo compito dallo psichiatra Stefano Ferracuti della Sapienza e dal neurologo Marco Molinari della Clinica romana Santa Lucia. A rispondere delle medesime gravissime accuse c’era anche Marco Prato il quale, prima di togliersi la vita, aveva scelto di farsi processare con rito ordinari. Entrambi erano stati accusati di aver massacrato con numerose coltellate e martellate il giovane Luca Varani, morto dopo molte ore di inaudita agonia proprio nell’appartamento di Foffo, al Collatino, periferia di Roma.



LUCA VARANI: LA REAZIONE DEL PADRE

Il dolore per la morte barbara del figlio Luca non passa e oggi Giuseppe Varani, padre del ragazzo ucciso, ha voluto commentare la decisione dei giudici della Corte d’Appello di Roma in riferimento alla ordinata perizia psichiatrica. Nell’uomo c’è molta incredulità: “È indubbio che Manuel Foffo quando uccise mio figlio era lucido; non serve alcuna perizia, merita l’ergastolo”, ha commentato, come riporta il quotidiano Repubblica.it. “È stato un omicidio mostruoso, preceduto da un vero sequestro di persona. Hanno messo mio figlio in condizione di non fuggire, drogandolo contro la sua volontà. Poi lo hanno massacrato”, ha proseguito. Secondo gli investigatori, l’intento di Foffo e Prato, dopo essere usciti di casa la mattina del 4 marzo 2016, era quello di trovare “un qualsiasi soggetto da uccidere”. Dopo essere rincasati nell’appartamento di Foffo, decisero di contattare Luca Varani invitandolo nella medesima abitazione dove fu drammaticamente aggredito, massacrato e quindi ucciso. “Quello che gli hanno fatto è stata una mostruosità che avevano progettato prima. La premeditazione c’è tutta, la legge va applicata, questo è un caso da ergastolo”, ha ribadito il padre della vittima.

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