Ha riaperto i battenti la stazione della metro A Barberini dopo che da questa mattina era rimasta chiusa per gli evidenti motivi delle prime indagini da svolgere: la salma di Umberto D’Andria è stata trasportata via subito, ma occorre capire in che modo e con quale esatta sequenza si era allontanato dal luogo di lavoro per recarsi in bagno. Un colpo solo, alla testa, fatale per accasciarsi e praticamente morire sul posto: una tragedia incredibile e indescrivibile per la famiglia che lascia, i colleghi e i presenti che hanno pensato all’inizio ad un attacco terroristico dato il boato acuito dai tunnel della metropolitana. Il caporal maggiore era del corpo Bersaglieri di Cosenza e dai suoi commilitoni sono già arrivati sui social i primi messaggi di condoglianze e saluti commossi per una dipartita che nessuno, pare, avesse anche solo subodorato. Il traffico metro è stato regolare per tutto il giorno, anche se la fermata Barberini è rimasta chiusa fino a poco dopo le ore 18. 



SVELATA L’IDENTITÀ DEL BERSAGLIERE

Pare essere confermata la tesi dell’Ansa secondo cui il bersagliere 29enne si sia sparato con la pistola (e non con il fucile) d’ordinanza nei bagni della metro Barberini: è stata svelata dagli inquirenti l’identità della vittima, si chiama Umberto D’Andria. Tra le tremende novità emerse dalle prime indagini, pare che il militare fosse sposato e con un figlio: forse proprio per questo motivo hanno voluto attendere nel dare il nome alla stampa per poter avere il tempo di avvertire la famiglia del tragico suicidio in metro A. Dalle telecamere di servizio della stazione – che intanto rimane ancora chiusa per le analisi della scientifica e i sigilli da porre – si vede l’uomo che in fretta si rifugia nel bagno e nel giro di qualche secondo si spara in testa rimanendo praticamente senza vita all’istante. Secondo i testimoni però, l’uomo fino ad un attimo prima del suicidio, era tranquillo e senza apparente turbamento in volto e nei comportamenti. 



MISTERO SULL’ARMA DEL SUICIDIO

Non sono emerse grandi novità dalle indagini subito successive al suicidio del militare 29enne, se non un piccolo “giallo” sull’arma utilizzata dal bersagliere nei bagni della stazione Barberini. Secondo l’Ansa, il colpo alla testa del militare è stato esploso con la pistola dell’equipaggiamento data in dotazione per il turno di servizio nelle strade di Roma; secondo invece altre fonti sui giornali locali della Capitale, l’uomo ha deciso di togliersi la vita con un colpo esploso dal fucile d’assalto Beretta in uso all’Esercito Italiano. Il mistero dovrebbe essere chiarito nelle prossime ore, nel tentativo anche di capire come sia potuto avvenire che l’uomo sia entrato in bagno per farla finita senza aver dato alcun “avvisaglia” o turbamento ai colleghi presenti nella stazione della metro. Un punto resta chiaro e avrebbe confermato la pista del suicidio fin da subito: quando è stato soccorso il caporal maggiore del Reggimento Bersaglieri di Cosenza aveva ancora l’arma in mano. 



IL BERSAGLIERE ERA IN PATTUGLIA

Si chiamava Umberto D.A., aveva 29 anni e veniva da Taranto: secondo il Messaggero questa sarebbe l’identità del bersagliere morto suicida nei bagni della stazione Barberini in una mattinata di sangue per la metro romana. Stando alle primissime indagini svolte, che hanno tentato di ricostruire gli ultimi attimi di vita del militare, il giovane era in pattuglia con un collega intento a vigilare sul flusso di utenti in entrata e uscita dai tornelli della metro A: seguiva l’operazione Strade Sicure del Viminale e del Campidoglio e come tutti i giorni controllava che tutto rimanesse nella norma e che non vi fossero disagi o peggio allarmismi vari: ad un certo punto si allontana, entra nel bagno riservato al personale e si ode un enorme detonazione. È stato immediato l’intervento dell’altro militare e del personale di stazione, ma appena entrati nella toilette hanno compreso che nulla vi era più da fare per lo sventurato soldato in servizio. Al momento la stazione Barberini resta ancora chiusa e ancora non è dato sapere quanto la polizia farà togliere i sigilli e ristabilirà la normalità del traffico in una delle fermate centrali della Capitale, appena vicino alla Fontana di Trevi. 

MILITARE SI SUICIDA NEI BAGNI DELLA STAZIONE

Gravissimo episodio di cronaca nera all’interno della stazione Barberini della Metro A di Roma: un militare si è sparato uccidendosi nei bagni della metropolitana, proprio mentre era in servizio per i controlli di rito all’interno della stazione capitolina, per l’operazione Strade Sicure. A darne notizia il Messaggero che raccoglie i primi elementi del dramma: il militare sarebbe un caporalmaggiore del reggimento Bersaglieri ed era in servizio all’interno di Barberini quando si è allontanato per andare nei bagni di servizio. Da lì un boato, un fortissimo sparo e il macabro ritrovamento poco dopo: dalle prime frammentarie informazioni che circolano nella Capitale, il bersagliere si sarebbe sparato un colpo in testa ma saranno le prossime ore e le prime indagini a stabilire cosa davvero sia successo in pieno giorno davanti a numerosi passeggeri.

CHIUSA LA STAZIONE BARBERINI

Immediatamente i servizi di pubblica sicurezza hanno fatto chiudere la stazione Barberini, con il traffico della Metro A che non ne ha particolarmente risentito avendo solo bloccato la fermata ma non avendo fermato l’intera linea. Il traffico sul servizio Atac viene definito “regolare”, con un nota bene proprio sulla chiusura della stazione Barberini per “intervento delle Forze dell’Ordine”. Anche su Twitter, Atac informa i passeggeri: «Metro A. Chiusa stazione Barberini, i treni transitano senza fermarsi (intervento delle Forze dell’Ordine)». Sul luogo del suicidio sono intervenuti subito i carabinieri del VII nucleo investigativo e della Compagnia Roma Centro: in una zona centrale della Capitale, lo sparo del militare ha fatto vivere attimi di panico per i tanti passeggeri che in un primo momento hanno pensato ad un attentato.