«Speriamo che me la cavo»: deve aver pensato una roba del genere la maestra che nel Veneziano è sulla bocca di tutti dopo il clamoroso licenziamento per orrori ortografici, strafalcioni e totale incapacità di insegnare ai ragazzi. Per dirne una, scriveva “squola” con la Q e sbagliava in toto le doppie nei compiti assegnati. Ma scriveva anche «sciaquone» e tanti altri allegri “neologismi” che poco però hanno a che fare con chi dovrebbe insegnare alle nuove generazioni come si parla e come ci si esprime. Per questo motivo è stata prima allontanata e poi definitivamente licenziata, divenendo notizia di portata nazionale per l’eccezionalità dell’evento. I genitori di degli alunni di una scuola elementare di Santa Maria di Sala (Venezia) è da tempo che lamentano le assolute incompetenze della maestra, arrivando addirittura a non mandare i figli a scuola (quella scritta giusta però, ndr) per ben 8 giorni consecutivi, ricevendo il sostegno e lo sciopero anche di altre maestre. Come racconta La Nuova Venezia, la docente insegnava italiano (!) nella classi prime e proprio per questo “manifesto d’ignoranza” i piccolissimi stavano ricevendo danni enormi nel loro apprendimento; «I genitori cominciano a lamentarsi e, quadernoni alla mano, “denunciano” il tutto alla dirigente scolastica Bertilla Mason, dell’istituto comprensivo Cordenons di Santa Maria di Sala. «Fa troppi errori», avevano detto, «i nostri figli imparano male, copiano gli errori alla lavagna. Meglio tenerli a casa, tanto a scuola non imparano”», scrivono i colleghi de La Nuova Venezia che hanno svelato l’assurdo caso.



LUNGO L’ITER DI LICENZIAMENTO

A quel punto la dirigente scolastica aveva segnalato il problema all’ufficio scolastico territoriale regionale e la docente era stata messa sotto ispezione: inoltre l’insegnante pare avesse anche una precedente segnalazione per aver fatto uscire un’alunna dalla scuola senza autorizzazione dei genitori. Insomma, una causa di licenziamento che da più parti prende consistenza e con le ultime intemperanze “ortografiche” della nostra eroina, la segnalazione diventa cosa seria. Prima che la situazione diventi infiammata, con i genitori e lo sciopero ad oltranza in quella scuola, il Ministero decide di licenziare l’insegnante pasticciona. Siamo nel 2016 e la docente ovviamente fa ricorso per essere riammessa, anche chiedendo di essere assegnata ad eventuali altre mansioni; il giudice però non solo ha ritenuto non possibile il ritorno a scuola e il reintegro della ex docente, ma ha anche ritenuto «inammissibile anche la domanda con la quale l’ex insegnate chiedeva di essere assegnata ad altre mansioni o trasferita in un altro istituto». Scuola-Squola: 1-0.

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