Torna a far discutere il caso della “ambulanza della morte”. Se ne occupa nuovamente il programma Le Iene, dai cui servizi del resto è scattata l’indagine che ha portato all’arresto di un barelliere. L’inviata Roberta Rei ha annunciato un nuovo inquietante sviluppo su questa presunta strage silenziosa. La magistratura sostiene che i casi sospetti siano 55 in un arco temporale che va dal 2012 al 2016. I casi però potrebbero essere di più: è questo il sospetto che emerge in seguito ad una testimonianza esclusiva raccolta da Le Iene. Una donna racconta che la morte in circostanze sospette della madre è avvenuta il 13 maggio 2010. “Questa testimonianza potrebbe allargare la lista delle vittime e spostare la data di inizio della mattanza”, racconta Roberta Rei nel servizio. E c’è un particolare che desta sospetti: i parenti di questa anziana signora non potevano salire sull’ambulanza. “No, no, nell’ambulanza non deve salire nessuno”, avrebbero detto alla figlia. E questo particolare è emerso in altre sei testimonianze raccolte dalla magistratura. Ma non è finita qui: la donna ha descritto l’espressone del volto del cadavere. “Quando l’ho guardata sembrava che avesse soffocato. Non ci metto la mano sul fuoco, ma forse è stato messo un cuscino in bocca”. E questo particolare torna nei racconti di un testimone chiave, il quale ha raccontato che spesso quando non era efficace la siringa d’aria si usava questo brutale metodo. (agg. di Silvana Palazzo)
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AMBULANZA DELLA MORTE, NUOVA RIVELAZIONE
Malati terminali uccisi su un’ambulanza per un macabro business: questo il contenuto dell’inchiesta realizzata da Le Iene, da cui poi è partita quella della magistratura. Il caso della cosiddetta “ambulanza della morte” torna oggi però con una nuova inquietante rivelazione da parte dell’inviata Roberta Rei. Cosa ha scoperto? “Un barelliere arrestato, un altro indagato e 55 morti sospette. Il tutto si è svolto a Biancavilla, in provincia di Catania”, ha dichiarato nel video di anticipazione condiviso sui social dal programma di Italia 1. “Per i due testimoni denunciare non è stato semplice, perché dall’altra parte c’è la mafia”, ha proseguito Roberta Rei. La procura di Catania dopo i servizi de Le Iene ha messo fine a questo business, eppure solo uno dei due ambulanzieri finiti nel mirino è stato arrestato. “L’altro è solo inquisito e continua come se niente fosse a svolgere il suo lavoro”, ha dichiarato la Iena, che si è recata da lui per intervistarlo.
L’INCHIESTA DOPO I SERVIZI DELLE IENE
Iniettavano aria nel sistema sanguigno dei malati terminali che soccorrevano per provocare loro una veloce e dolorosa embolia gassosa, poi si facevano “regalare” dai familiari 200 o 300 euro per la vestizione delle povere vittime, “vendute” alle agenzie di pompe funebri che consigliavano agli stessi familiari. Questo è il business che la procura di Catania contesta al barelliere Davide Garofalo, 42 anni, arrestato dai carabinieri per omicidio volontario aggravato dall’avere favorito la mafia. Sì, perché parte dei soldi secondo l’accusa finivano ai clan di Adrano e Biancavilla che avevano acquisito il controllo dell’ambulanza. Erano loro infatti a scegliere il “personale” di bordo. Il personale sanitario degli ospedali da cui partiva l’ambulanza, per la maggior parte da Biancavilla, era all’oscuro di questo escamotage. I pazienti terminali venivano legalmente dimessi in attesa dell’imminente decesso, poi il barelliere sulla “ambulanza della morte” si trasformava in un “giustiziere” non per pietà, ma per incassare soldi da dividere con i clan. Quando infatti il malato arrivava morto a casa, i familiari lasciavano che il barelliere vestisse la salma in cambio di 200 o 300 euro. I pm hanno rilevato 55 morti sospette.
Grazie ai nostri servizi è partita l’inchiesta della magistratura sulla terribile “ambulanza della morte”. Ma questa sera a #leiene @roberta_rei farà una nuova inquietante rivelazione pic.twitter.com/M7IYoPaH5J
— Le Iene (@redazioneiene) 14 febbraio 2018