Il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo dopo l’omicidio di Giulio Regeni ha il sapore della “resa” per la famiglia del ricercatore barbaramente ucciso in Egitto. “Noi, e con noi tutti quelli che in ogni angolo del mondo hanno a cuore la Verità sul sequestro, le torture e la morte di nostro figlio Giulio, temevamo che questo gesto, sarebbe stato interpretato come una resa incondizionata a quel potere che ha annientato Giulio e che occulta impunemente la verità da ormai due anni”, questo l’incipit di una lunga nota che Claudio e Paola, genitori di Giulio Regeni, hanno diramato con il legale Alessandra Ballerini. La decisione presa dal Governo italiano sei mesi fa doveva servire a portare alla luce la verità su quanto accaduto al giovane ricercatore, ma così non è stato. E ora la sua famiglia chiede un “cambio di rotta” con “l’immediata consegna dei video della metropolitana”, compito che era stata affidato ad una società di cui però non si sa nulla, e la “concertazione di una strategia investigativa” comune tra Italia ed Egitto.
GIULIO REGENI, GENITORI ATTACCANO GOVERNO ITALIANO ED EGITTO
L’ambasciatore Cantini non aveva fatto in tempo a tornare al Cairo che “le autorità egiziane forti di questa ‘normalizzazione dei rapporti’ provvedevano a: oscurare il sito della Ecrf, l’Ong alla quale appartengono i nostri consulenti egiziani, arrestare in aeroporto l’avvocato Ibrahim Metwaly, che stava recandosi a Ginevra invitato dall’Onu a riferire sulle sparizioni forzate e sul caso di Giulio (il legale è ancora in carcere, sottoposto a trattamenti inumani e degradanti); disporre una perquisizione e un tentativo di chiusura della Ecrf”. Nella nota diramata dalla famiglia Regeni c’è una pesante accusa anche alla Procura generale egiziana, che si era impegnata a proseguire le indagini. Da allora però “non è stata registrata in realtà nessuna reazione” da parte della magistratura egiziana in merito alla informativa italiana “che ricostruisce le precise responsabilità di nove funzionari di pubblica sicurezza egiziani perfettamente individuati. Sono passati, da quel 14 agosto, altri sei mesi”. I genitori di Giulio Regeni ribadiscono di non aver dimenticato “le atrocità commesse dal governo egiziano”. Poi un attacco al Governo, che voleva normalizzare i rapporti per scoprire la verità sulla morte del ricercatore: “La missione in questo senso è fallita”. Papà e mamma Regeni del resto ritengono che non sia possibile “normalizzare i rapporti con uno stato che tortura, uccide e nasconde oltraggiosamente la verità, se non a scapito della credibilità politica del nostro Paese e di chi lo rappresenta”.