A ricordare oggi Jessica Faoro del cui delitto avvenuto nei giorni scorsi a Milano se ne occuperà questa sera anche la trasmissione Chi l’ha visto, è stato Don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile milanese Cesare Beccaria. Proprio lui aveva accolto la 19enne massacrata dal tranviere Alessandro Garlaschi prima che lui la ospitasse nella sua abitazione di via Brioschi presso la Comunità Nuova, dallo stesso prete presieduta. “Jessica la conoscevo bene, è stata per un periodo nella nostra comunità, insieme al suo fidanzato Alessandro. Poi lui è andato in carcere per furto, a 18 anni, e lei è come impazzita”, ha raccontato il don tra le pagine del settimanale Panorama in edicola da domani. A sua detta, Jessica “non era tossica e non vendeva sesso. Il cappellano ha quindi spiegato cosa accadde dopo l’arresto del fidanzato, quando la ragazza trascorreva intere giornate sotto la finestra della sua cella, comunicando con lui a gesti. “Una cosa straziante. Ma ce la potevano fare. Perché quando gli adolescenti sono seguiti, anche i più difficili si possono salvare”, ha spiegato Don Rigoldi che oggi segue Alessandro. L’uomo gli avrebbe chiesto di comprargli un abito scuro in occasione del funerale di Jessica. “Vuole essere elegante come un principe. E spero di essere io a celebrarlo”, ha chiosato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
JESSICA FAORO, IL CASO A CHI L’HA VISTO
Non sarebbero emersi segni di violenza in seguito all’autopsia sul corpo di Jessica Valentina Faoro, la ragazza di 19 anni uccisa a Milano nei giorni scorsi. Il medico legale dovrà comunque attendere almeno un paio di settimane prima di confermare i primi rilievi, per accertare che non vi sia il minimo dubbio sulla possibilità che il reo confesso Alessandro Garlaschi possa aver abusato della giovane vittima. In queste ore gli inquirenti stanno inoltre lavorando sodo per ricostruire gli ultimi giorni di vita di Jessica, soprattutto per via di quell’intervento richiesto ai Carabinieri lo scorso 31 gennaio. La ragazza infatti aveva raccontato di aver deciso di lasciare l’abitazione del tranviere 39enne dopo averlo sorpreso ad accarezzarle il braccio mentre dormiva. Nonostante la richiesta d’aiuto, Jessica è ritornata alla fine nell’appartamento di via Brioschi, dove alcuni giorni dopo è stata uccisa a coltellate. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, Garlaschi quella sera avrebbe accompagnato la moglie a casa della suocera, da cui la donna avrebbe trascorso la notte. Dopo essere rientrato a casa avrebbe cercato di avere un contatto fisico con la 18enne, che tuttavia sarebbe riuscito a respingerlo. Sono occorse alcune ore prima che si consumasse il delitto, come dimostrato dalla confessione resa dallo stesso tranviere agli operatori del 118. Il caso di Jessica Valentina Faoro verrà analizzato questa sera a “Chi l’ha visto?”, nel corso della puntata del 14 febbraio 2018. Sono ancora tanti i punti oscuri da risolvere in questa triste vicenda, soprattutto per quanto riguarda la prima versione resa da Alessandro Garlaschi. Prima di scegliere la strada del silenzio, il 39enne aveva infatti riferito di aver reagito in seguito ad un’aggressione della vittima, che lo avrebbe colpito a entrambe le mani con un coltello. Ha spiegato così la natura delle sue ferite, sottolinea Il Giorno, curate dai soccorsi subito dopo la telefonata al 118. Un particolare che secondo gli inquirenti dimostrerebbe invece la volontà di Garlaschi di togliersi la vita dopo aver ucciso Jessica.
Il dolore della madre
In seguito all’arresto per l’omicidio di Jessica Valentina Faoro, il tranviere Alessandro Garlaschi è stato isolato nel carcere di Milano. Le autorità temono infatti che gli altri detenuti possano aggredirlo e vendicare la morte della 19enne, avvenuta in modalità brutali. Sarebbero state infatti una quarantina di coltellate a porre fine alla vita della giovane vita, una furia che sarebbe strettamente collegata con il movente sessuale. Gli inquirenti hanno infatti trovato nei giorni scorsi un biglietto scritto a penna dallo stesso Garlaschi, in cui sarebbe evidente la natura dei suoi interessi nei confronti della 19enne. Secondo il gip Anna Calabi, questa tesi sarebbe dimostrabile anche grazie a quanto riferito dalla vittima ai Carabinieri alcuni giorni prima del suo delitto, in cui aveva parlato di una carezza che il 39enne le aveva fatto mentre riposava e che l’avevano messa in agitazione. Non si dà ancora pace la mamma di Jessica, Annamaria Natella, che in una recente puntata di “Quarto Grado” ha parlato a lungo della personalità della ragazza. Uno spirito libero, con il sogno di diventare cantante e di avere un’altra possibilità dalla vita. È questo il motivo che l’avrebbe spinta a lasciare la comunità di Voghera, in cui era ospite da quando aveva otto anni. Le compagne conosciute in questo percorso, terminato tragicamente, hanno riferito invece come Jessica Valentina Faoro fosse alla costante ricerca degli abbracci della madre. Un vuoto che aveva creato la stessa comunità, dove le regole sono severe e non è prevista alcuna forma d’affetto. Senza considerare il giudizio del mondo esterno, dovuto a quella parola, “comunità”, che viene collegata sempre e solo alla tossicodipendenza. Invece ci sono fra le ospiti anche bambine abbandonate, sottolinea Il Giorno, che infine vengono buttate “nel mondo senza il libretto di istruzioni”.