Sul fatto che Pamela Mastropietro sia morta in seguito ad un terribile omicidio non ci sarebbe più alcun dubbio. Come però apprende l’Agi, tramite fonti derivanti da ambienti investigativi, nessun organo interno della 18enne sarebbe stato fatto sparire da chi l’ha uccisa. Da giorni, infatti, si rincorrono le voci inquietante che hanno a che fare con la presunta asportazione del cuore o altro usato come rito tribale o di iniziazione. In realtà non solo si tratterebbe di una bufala ma non ci sarebbero neppure tracce di presunti riti in casa di Innocent Oseghale, dove Pamela è stata uccisa e poi fatta a pezzi. Per gli investigatori, dunque, si sarebbe trattato di omicidio volontario anche se spetta agli esiti dei rilievi compiuti dai Ris e della seconda perizia medico-legale darne la definitiva certezza. Durante i rilievi sono state acquisite anche numerose impronte palmari e plantari delle persone nigeriane coinvolte nell’inchiesta. Attraverso la seconda autopsia, invece, si sta cercando di ricostruire il modo in cui Pamela è stata uccisa e l’esatta sequenza dei fatti, a partire dal perché delle coltellate e fino al colpo mortale a una tempia, il quale farebbe pensare come se la giovane fosse stata spintonata finendo poi contro un mobile o una porta. Non è del tutto escluso, inoltre, che Pamela possa aver tentato di sottrarsi ad una possibile violenza sessuale e che abbia poi tentato la fuga. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



IL CASO NELLA NUOVA PUNTATA DI CHI L’HA VISTO

La morte di Pamela Mastropietro getta ancora una volta nel pieno dolore la cittadinanza italiana e ovviamente maceratese: mentre il Gip proprio pochi istanti fa ha convalidato l’arresto di altri due nigeriani assieme a Innocent Oseghale – si tratta di Lucky Awelima, 27 anni, e Desmond Lucky, 22 anni – con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere, nelle ultime ore è emersa una verità più atroce della precedente, aggiungendo brutalità a ipotesi strazianti. Secondo la ricostruzione della Procura, la 18enne sarebbe stata infatti accoltellata all’addome almeno due volte, forse subito dopo essere stata spinta con la testa contro uno dei mobili dell’appartamento in cui è stata fatta a pezzi. L’altra ipotesi riguarda invece la possibilità che sia stata colpita alla tempia con un oggetto contundente e infine accoltellata da Lucky Awelima, Innocent Oseghale e Desmond Lucky. Le accuse contestate ai tre nigeriani fermati per la morte di Pamela sono adesso di omicidio volontario in concorso, vilipendio di cadavere e occultamento dello stesso: gli investigatori sono certi che lo smembramento del corpo della ragazza sia stato fatto per eliminare le tracce dei tre arrestati. L’utilizzo di dieci litri di candeggina acquistati in quelle ore sarebbe servito proprio per questo, per evitare che i tre nigeriani venissero collegati al delitto. Non è ancora chiaro se abbiano voluto cancellare le proprie impronte oppure se il contatto fisico avvenuto con la vittima sia dovuto invece ad un’aggressione a sfondo sessuale.



Il caso di Pamela Mastropietro verrà approfondito inoltre nella puntata di “Chi l’ha visto?” di questa sera, mercoledì 14 febbraio 2018, con un particolare sguardo alle ultime notizie. Sembra tra l’altro che l’ipotesi della violenza fisica possa essere avvalorata dalla mancanza dei resti di collo, gambe e parte della zona intima, mutilati ad hoc per impedire i rilievi del medico legale. In queste ore il giudice Giovanni Maria Manzoni era appunto chiamato a decidere riguardo al fermo di Lucky Awelima e Oseghale, per ora rinchiusi nel penitenziario di Montacuto, in provincia di Ancona: ora sono stati arrestati e dunque in tre, secondo il gip, potrebbero essere tutti in concorso all’omicidio della povera 19enne. Come sottolinea Il Corriere della Sera, Innocent Oseghale e Desmond Lucky avrebbero ceduto la dose di eroina a Pamela per la somma di 30 euro, ma è possibile che il giudice decida di non contestare il concorso in omicidio come agli altri due connazionali. Indagato invece il quarto nigeriano, che si è presentato al Comando provinciale di Macerata per i rilievi delle impronte di mani e piedi e che secondo le autorità si starebbe dimostrando collaborativo.



Il quarto indagato collabora

Le ipotesi degli inquirenti diventano sempre più dettagliate riguardo all’omicidio di Pamela Mastropietro, grazie alle ricostruzioni delle sue ultime ore di vita. Le autorità ritengono infatti che il suo corpo sia stato smembrato nella terrazza che affaccia sui Sibillini, nella casa di via Spalato in Macerata affittata ai tre nigeriani arrestati. Nella giornata di oggi Innocent Oseghale, Desmond Lucky e Lucky Awelima verranno inoltre interrogati nuovamente, in seguito allo slittamento di 24 ore che ha permesso alla Procura di raccogliere altre prove a carico dei tre indagati. La 18enne potrebbe essere stata fatta a pezzi in terrazza proprio per via delle tracce di sangue copiose ritrovate sul posto, presenti anche nella zona del salotto. I tre nigeriani avrebbero inoltre cercato di pulire i vestiti in lavatrice, particolare dimostrato dalla presenza di altre tracce ematiche rilevate nel cestello grazie al luminol. Ancora da chiarire il ruolo del quarto sospettato, un nigeriano di 40 anni, che come sottolinea La Repubblica potrebbe aver avuto un ruolo marginale se non del tutto estraneo. In queste ultime ore sono state rilevate le impronte plantari di tutti i sospettati proprio per stabilire chi fra loro fosse presente nella casa degli orrori al momento del delitto di Pamela Mastropietro. Le ipotesi degli investigatori spaziano intanto anche verso il sacrificio rituale, nonostante ad oggi non siano state trovate delle prove a sostegno della tesi. Rimane invece da verificare se al momento dell’arrivo della 18enne nell’appartamento di via Spalato ci fossero anche altre persone oppure in seguito al suo omicidio. Al vaglio anche l’auto del taxista che ha trasportato i due trolley durante la corsa prenotata da Innocent Oseghale, lo stesso uomo che ha fatto il macabro ritrovamento. Il taxista, insospettito, era infatti voluto ritornare a Pollenza dopo aver lasciato il nigeriano poco prima, incuriosito dal fatto che non avesse voluto un aiuto per caricare i due trolley nel bagagliaio. Dopo la macabra scoperta, lo stato emotivo dell’uomo gli ha impedito di avvisare le autorità nell’immediato: è riuscito a lanciare l’allarme solo nel pomeriggio successivo.