Decide Papa Francesco, nel dialogo con i suoi collaboratori e i Cardinali, ma alla fine decide il Papa: questo ribadisce il Pontefice a chi gli chiede se si ferma o “subisce il colpo” ogni volta che lo accusano di voler rivoluzionare il Vaticano, con conseguenti resistenze che in questi anni di Pontificato ha visto all’opera da parte di alcune parti della Chiesa sparsi tutto il mondo. Nel dialogo con i gesuiti in Cile, pubblicato in questi giorni dalla Civiltà Cattolica dal direttore Padre Antonio Spadaro, il Santo Padre ha discusso di resistenze alle riforme – è giusto di oggi una nuova lettera “Motu proprio” sul pensionamento dei Vescovi (qui sotto l’approfondimento a riguardo, ndr) – ma anche del dramma della pedofilia («spesso durante la settimana incontro privatamente le vittime di abusi e violenze gravissime contro semplici innocenti») e del futuro della Chiesa Cattolica. «Quando invece mi rendo conto che c’è vera resistenza, certo, mi dispiace. Alcuni mi dicono che è normale che ci sia resistenza quando qualcuno vuol fare dei cambiamenti. Il famoso “si è sempre fatto così” regna dappertutto, è una grande tentazione che tutti abbiamo vissuto. Le resistenze dopo il Vaticano II, tuttora presenti, hanno questo significato: relativizzare, annacquare il Concilio. Mi dispiace ancora di più quando qualcuno si arruola in una campagna di resistenza», spiega Papa Francesco.
Alla domanda se conosce realmente quei siti e quelle realtà che contestano il suo Magistero, il Pontefice replica: «Per salute mentale io non leggo i siti internet di questa cosiddetta “resistenza”. So chi sono, conosco i gruppi, ma non li leggo, semplicemente per mia salute mentale. Se c’è qualcosa di molto serio, me ne informano perché lo sappia. È un dispiacere, ma bisogna andare avanti. Quando percepisco resistenze, cerco di dialogare, quando il dialogo è possibile; ma alcune resistenze vengono da persone che credono di possedere la vera dottrina e ti accusano di essere eretico». È ancora il Papa in Cile e adire che quando in quelle persone, per quel che dicono o scrivono, non trova bontà spirituale, allora «io semplicemente prego per loro. Provo dispiacere, ma non mi soffermo su questo sentimento per igiene mentale».
NUOVO “MOTU PROPRIO”
Nuova lettera apostolica “Motu Proprio” di Papa Francesco che sorprende la stessa Santa Sede e rilancia la tematica importante del “pensionamento” di Cardinali, Vescovi e dipendenti della Santa Sede con incarichi di rilievo. Secondo la scelta del Santo Padre, da oggi «Compiuti i settantacinque anni, i Capi Dicastero della Curia Romana non Cardinali, i prelati superiori della Curia Romana e i vescovi che svolgono altri uffici alle dipendenze della Santa Sede, non cessano ipso facto dal loro ufficio, ma devono presentare la rinuncia al Sommo Pontefice». Questo significa che, di fatto, non è vero – come alcuni stanno dicendo in queste ore – che si sposta in avanti l’età di pensionamento dei vescovi, bensì viene sancito il fatto che a 75 anni non si viene più automaticamente messi a riposo dopo quella soglia.
Fino ad oggi valeva la regola delle dimissioni immediate con il Papa che poi, eventualmente interveniva per prorogare di altri uno-due anni la permanenza nel proprio incarico e Diocesi; con questo nuovo documento “Motu proprio” dal titolo “Imparare a congedarsi” si sancisce che «non cessano ipso facto dal loro ufficio al compimento dei settantacinque anni di età, ma in tale circostanza devono presentare la rinuncia al Sommo Pontefice. Per essere efficace, la rinuncia dev’essere accettata dal Sommo Pontefice, che deciderà valutando le circostanze concrete». Con “Motu proprio” si intende una decisione del tutto personale non sollecitata da altri che il Papa esercita per introdurre delle novità o dare indicazioni ai fedeli: «ordino che sia osservato in tutte le sue parti, nonostante qualsiasi cosa contraria, anche se degna di particolare menzione», osserva Papa Francesco in questa nuova lettera Motu proprio per il “pensionamento” di Cardinali, Vescovi e alti uffici in Santa Sede.
LA LETTERA DI PAPA FRANCESCO
«Chi si prepara a presentare la rinuncia ha bisogno di prepararsi adeguatamente davanti a Dio, spogliandosi dei desideri di potere e della pretesa di essere indispensabile. Questo permetterà di attraversare con pace e fiducia tale momento, che altrimenti potrebbe essere doloroso e conflittuale. Allo stesso tempo, chi assume nella verità questa necessità di congedarsi, deve discernere nella preghiera come vivere la tappa che sta per iniziare, elaborando un nuovo progetto di vita, segnato per quanto è possibile da austerità, umiltà, preghiera di intercessione, tempo dedicato alla lettura e disponibilità a fornire semplici servizi pastorali», scrive il Papa riferendosi alla modalità di avvicinarsi e apprestarsi al momento importante di questa soglia per la Chiesa diocesana e vaticana. Francesco in ogni caso ribadisce che la regola dei 75 anni fissata da Paolo VI sarà da lui osservata, quando possibile: «Ogni eventuale proroga – dice – si può comprendere solo per taluni motivi sempre legati al bene comune ecclesiale. Questa decisione pontificia non è un atto automatico ma un atto di governo; di conseguenza implica la virtù della prudenza che aiuterà, attraverso un adeguato discernimento, a prendere la decisione appropriata», osserva ancora Bergoglio che infine annota le principali ragioni di questa “proroga”. «L’importanza di completare adeguatamente un progetto molto proficuo per la Chiesa; la convenienza di assicurare la continuità di opere importanti; alcune difficoltà legate alla composizione del Dicastero in un periodo di transizione; l’importanza del contributo che tale persona può apportare all’applicazione di direttive recentemente emesse dalla Santa Sede oppure alla ricezione di nuovi orientamenti magisteriali»,