Ha commentato subito dopo la sentenza di condanna anche la difesa di Severino Antinori, composto dall’avvocato Gabriele Maria Vitiello e i legali Carlo Taormina e Tommaso Pietrocarlo. «Una sentenza oltremodo eccessiva che stravolge la verita’ dei fatti. Siamo convinti dell’innocenza del professore Antinori e soprattutto della sua scienza», spiegano i tre legali ai microfoni di Tg Com24. Oggi in aula a Milano non c’era il ginecologo, interdetto oltre alla condanna a 5 anni di stop dalla professione medica e Vitiello lo ha motivato così, «Antinori oggi non è qui perché non sta bene, questa vicenda gli ha stravolto la vita. Attendiamo le motivazioni. Il professore ha più di settant’anni, con l’interdizione e quanto gli è stato contestato avrà delle difficoltà, ma è forte, si rialzerà. Continueremo la battaglia». Nella lettura della sentenza, sono sparite le imputazioni di rapina del telefono della giovane e un’altra accusa di sequestro: si attendono le motivazioni che verranno rese note tra circa 90 giorni. (agg. di Niccolò Magnani)



INTERDETTO DALLA PROFESSIONE MEDICA

Severino Antinori è stato condannato a 7 anni e 2 mesi di carcere per il prelievo forzato di ovociti. Lo ha stabilito l’ottava sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta da Luisa Ponti, che ha condannato il ginecologo anche a pagare una multa di 3500 euro per aver espiantato otto ovuli a un’infermiera spagnola senza il consenso della ragazza. Per l’imputato, che era finito ai domiciliari durante l’inchiesta partita due anni fa dopo la denuncia della giovane, è scattata anche “l’interdizione dall’esercizio della professione medica” per 5 anni e 6 mesi. Gli embrioni ancora sotto sequestro sono stati confiscati, mentre la clinica dove operava Antinori rimarrà sotto sequestro fino alla sentenza definitiva. Altri quattro imputati sono stati invece condannati con pene fino a 5 anni e 2 mesi. La procura aveva chiesto 9 anni e tremila euro di multa per il medico. Per i pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, titolari dell’inchiesta, il ginecologo non meritava neppure le attenuanti generiche “per il suo ruolo preminente e perché è protagonista di gravi reati”. Nei giorni scorsi però si è aperto un altro filone che vede Severino Antinori accusato di associazione per delinquere finalizzata al commercio illegale di ovociti destinati alla fecondazione eterologa. La procura di Milano nei giorni scorsi ha chiesto il rinvio a giudizio del ginecologo anche per un traffico di ovuli alla clinica milanese Matris, di sua proprietà. L’udienza preliminare per valutare la richiesta del processo è stata fissata per il 26 marzo dal gup Alfonsa Ferraro.



ANTINORI CONDANNATO PER PRELIEVO FORZATO DI OVOCITI

L’inchiesta su Severino Antinori è partita due anni fa dopo la denuncia di una infermiera spagnola, che raccontò di essere stata immobilizzata, sedata e poi costretta a subire l’intervento. I fatti risalgono al 5 aprile 2016 e sarebbero avvenuti alla clinica Matris di Milano. Nella sua deposizione in un’aula protetta del Palazzo di Giustizia la 23enne raccontò di aver inizialmente accettato di donare i suoi ovuli dietro la promessa di ricevere 7000 euro, ma di essersi poi rifiutata perché “vietato dalla religione musulmana”. Nonostante ciò Antinori e la segretaria Bruna Balduzzi l’avrebbero “afferrata con la forza” e condotta in sala operatoria dove l’anestesista Antonino Marciano le avrebbe “messo un braccialetto verde al polso” per poi procedere con l’anestesia. L’infermiera avrebbe provato fino alla fine a evitare il prelievo, al punto tale da aver urlato, ma non ricorda più nulla di quanto accaduto dopo la puntura dell’anestesista. La versione di Antinori è differente: il ginecologo aveva accusato la donna di averlo “infangato ignobilmente” e aveva parlato anche di persecuzione. Va ricordato che nel novembre scorso è stata disposta l’imputazione coatta per l’infermiera spagnola, seguita da una denuncia per calunnia presentata dai difensori di Antinori, ma contro la decisione del gip Luigi Gargiulo la procura ha presentato ricorso in Cassazione.

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