Faustino e Giovita sono una coppia di santi nati a Brescia nel II secolo dopo Cristo. Entrambi nobili, decisero di seguire la carriera militare e poi di convertirsi al cristianesimo. I due cavalieri vennero battezzati da Apollonio, vescovo che celebrava messa nella Brescia di quel periodo: dopo questo sacramento i due condottieri divennero sempre più invidiati da parte della popolazione della città. Accadde infatti che gli altri nobili, mossi dal sentimento dell’invidia provata nei confronti di Faustino e Giovita, decisero di rivolgersi al governatore Italico. Questo per evitare che i due nobili potessero essere visti come fonte d’esempio da seguire in maniera incondizionata dal popolo, situazione che si voleva assolutamente evitare in quanto ritenuta poco consona alle capacità e voglia di fare del bene degli altri nobili. Italico decise di esaminare la situazione con tanta cura e si accorse che tutti gli altri nobili, che in diverse occasioni avevano espresso dei pareri negativi nei confronti di Faustino e Giovita, erano delle preoccupazioni che trovavano una base reale. Per questo motivo lo stesso governatore decise di recarsi presso l’imperatore Traiano, il quale decise di accogliere le parole del Governatore e spinto quasi da una voglia di far vedere che la religione cristiana non doveva essere quella dell’impero e iniziò a operare affinché i due cavalieri potessero essere fermati.
Il martirio dei due santi
Ma l’imperatore non fece in tempo a condannare Giovita e Faustino, visto che perse la vita a causa di una malattia.Questo non fece altro che rendere Italico maggiormente nervoso in quanto, la pressione che veniva esercitata dai nobili, le opere di bene e conversioni fatte dai due cavalieri e la sua figura messa sempre più in secondo piano stavano avendo delle cattive ripercussioni sulla sua vita. Italico attese che venne eletto un nuovo imperatore e la scelta ricadde su Adriano, forte sostenitore della religione dell’impero nonché sorta di nemico giurato del cristianesimo. Queste sue due caratteristiche, sommate alla pressione mentale esercitata da Italico, fecero in modo che Adriano agisse immediatamente nei confronti di Giovita e Faustino. I due vennero fatti arrestare dalle guardie dell’impero e sottoposti a una prova di fedeltà: due giovani sarebbero dovuti esser stati sacrificati alle divinità, in quanto queste erano adirate con la popolazione bresciana e con l’imperatore. I due, però, non vollero macchiarsi di un crimine gratuito e senza senso e per questo motivo l’imperatore decise che a essere sacrificati sarebbero stati proprio loro due. Faustino e Giovita vennero quindi decapitati, ponendo fine alle tante ribellioni della popolazione bresciana che, almeno in parte, apprezzava le opere che venivano compiuta da questi due cavalieri.