Sparatoria a scuola in Florida, brutte notizie dagli Usa. Vi abbiamo raccontato il bellissimo gesto dell’allenatore della squadra di football del liceo di Parkland, che ha fatto da scudo con il proprio corpo ai ragazzi crivellati dalle pallottole sparate dall’ex studente Nikolas Cruz, l’attentatore. Secondo quanto riporta la stampa americana, Feis è stato subito operato chirurgicamente d’urgenza ma le sue condizioni apparivano fin da subito disperate. Nulla da fare però per l’uomo: nonostante gli sforzi dei medici, l’allenatore ha perso la vita nelle scorse ore. Su Twitter, la squadra dell’istituto di Parkland ha voluto ricordare così il prof eroe: “Aaron sarà sempre nei nostri cuori e nei nostri ricordi”. Decine e decine i messaggi sui social network per ricordare Feis, che si aggiunge al lunghissimo elenco di morti in una delle stragi più rilevanti degli ultimi anni negli Stati Uniti. Un sacrificio, quello fatto da Aaron Feis, che ha permesso di salvare numerose giovani vite. (Agg. Massimo Balsamo)



LE PAROLE DI DONALD TRUMP

Dopo la strage avvenuta in una scuola in Florida, è intervenuto in un messaggio di sei minuti in diretta tv anche il presidente Usa, Donald Trump. “Rendere sicure le nostre scuole e affrontare la spinosa questione della salute mentale”: sono stati questi, come riporta Repubblica.it, gli obiettivi avanzati dal presidente, in riferimento alla sanguinosa sparatoria commessa dal 19enne Nikolas Cruz ma senza mai citare le armi ed eventuali provvedimenti. “Non è sufficiente intraprendere azioni che ci inducano a pensare che stiamo facendo la differenza. Dobbiamo realmente fare quella differenza”, ha aggiunto Trump. Poi, pensando alle 17 vittime ed alle loro famiglie ha detto: “Nessun bambino o insegnante dovrebbe essere in pericolo in una scuola americana. Nessun genitore dovrebbe aver paura per i propri figli, quando li bacia ogni mattina e li manda a scuola”. Prima del suo intervento televisivo, aveva scritto un tweet di condoglianze ma a rispondere al suo messaggio era stata una presunta studentessa: “Non so cosa farmene delle tue preghiere, fo*** pezzo di m., piuttosto fai qualcosa contro la diffusione delle armi, l’unica cosa che potrebbe fermare il ripetersi di queste stragi”. Il suo commento era stato prontamente ritwittato da migliaia di americani. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



MANI E SMARTPHONE IN ALTO PER DOCUMENTARE L’ORRORE

E’ già stata ribattezzata la strage degli studenti (sebbene tra le vittime ci siano anche degli adulti), quella avvenuta in Florida, dove un 19enne “problematico” ha aperto il fuoco nella stessa scuola dalla quale era stato espulso. Tutto è drammaticamente documentato da foto e video dagli stessi studenti che, all’ordine di “mani in alto” da parte degli SWAT che hanno fatto irruzione in un’aula della Stoneman Douglas di Parkland, si trovavano già così, mentre impugnavano saldamente i loro smartphone. Come riporta l’Huffingtonpost, nonostante la paura di finire a terra, uccisi come i loro compagni, decine di giovani sono rimasti con il cellulare tra le mani, pronti a registrare video e scattare foto e trasformandosi nei veri testimoni di quanto stava accadendo. Via social sono prontamente giunte anche le testimonianze dei presenti, a partire da un giovane, Aidan Minoff, trasformatosi nella prima fonte di informazione: “Sono chiuso nella scuola”, è stato il suo primo messaggio via Twitter al quale ne sarebbero poi seguiti altri dieci. “Ho bloccati i DM (i messaggi privati su Twitter, ndr), apprezzo che mi state scrivendo. Sono ancora barricato qui dentro, ma vi ricordo che sono solo una matricola”, aveva proseguito. Poi, dopo la liberazione, “Dio benedica l’America”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



KILLER 19ENNE ESPULSO PER UNA LITE

Si continua ad indagare senza sosta al fine di riuscire a trovare una sola spiegazione plausibile (ammesso che possa essercene una di fronte ad una strage simile) in grado di spiegare cosa abbia spinto il 19enne Nikolas Cruz ad aprire il fuoco nella scuola in Florida, uccidendo 17 persone. Come riporta l’agenzia di stampa Ansa, l’autore della sparatoria è stato descritto come “un ragazzo difficile”, un ex studente espulso dalla medesima scuola. Ecco allora che potrebbe essere proprio questo, secondo le autorità, il movente dell’intera strage. A fornire maggiori dettagli sul carattere del 19enne è ora anche TgCom24, che riferisce come dietro quell’espulsione pare esserci una lite avvenuta a scuola con il fidanzato della sua ex, della quale era letteralmente ossessionato. Con la giovane, in passato sarebbe stato violento e dopo la sua espulsione l’aveva spesso stalkerizzata. In merito alle vittime, le autorità hanno comunicato che non saranno resi noti i nomi almeno fino a quando tutte le famiglie non saranno state informate. Certamente è stata una strage di studenti, ma non solo. Rimasti uccisi anche l’insegnante eroina e uno degli allenatori della squadra di football della scuola. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

IL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO

Papa Francesco questa mattina ha mandato un telegramma urgente negli Statti Uniti direttamente rivolto al liceo Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, nel nord di Miami. La terribile sparatoria dove sangue innocente è stato versato ha profondamente colpito il Pontefice che nel suo messaggio parla di «spirituale vicinanza a tutti coloro che sono stati colpiti da questo attacco devastante, pregando per le vittime e offrendo consolazione ai feriti e quanti sono coinvolti». Il telegramma del Pontefice inviato assieme al Segretario di Stato Pietro Parolin all’arcivescovo di Miami, mons. Thomas Gerard Wenski, esordiva con «Profondamente rattristato nell’apprendere della tragica sparatoria avvenuta ieri in Florida»: il finale è tutto di condanna per l’ennesima violenza negli Stati Uniti frutto di quella logica di armi e terrore che purtroppo è assai lungi dallo sparire. «Con la speranza che tali atti di violenza insensata possano cessare, il Santo Padre invoca su tutti le benedizioni divine della pace e della forza». (agg. di Niccolò Magnani)

IL PROF EROE FA SCUDO AGLI STUDENTI

Non ha avuto paura di mettere a rischio la sua vita per salvare i suoi studenti e ora viene chiamato “il professore eroe” del massacro alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida. Si chiama Aaron Feis ed è coach della squadra di football della scuola: ha fatto scudo con il suo corpo, lanciandosi davanti agli studenti, mentre veniva sparata una raffica di proiettili verso di loro. Ex addetto alla sicurezza della scuola, ora Feis lotta per la vita dopo essere rimasto gravemente ferito nella sparatoria. Portato in ospedale in condizioni critiche, stando a quanto riportato dal Sun è stato sottoposto ad un intervento chirurgico d’urgenza. Sui social sono spuntati già tantissimi messaggi di sostegno al coach, descritto come “una persona tranquilla” e con un buon senso dell’umorismo. “È un amico per tutti gli studenti che lo conoscono, è sempre stato così gentile con me quando andavo a scuola lì”, si legge in un post. (agg. di Silvana Palazzo)

LA STRAGE DEL 19ENNE “IN VENDETTA”

È difficile dover commentare l’ennesima strage in una scuola americana, eppure quanto successo a Parkland è una triste “abitudine” per la popolazione americana. Escluso l’attentato a sfondo terroristico, l’attacco del 19enne “in cerca di una vendetta” ancora non si sa bene per cosa ha fatto 17 morti e più di 30 feriti, di cui alcuni anche molto gravi. Una strage di studenti in un Paese che, Obama o Trump al comando, vede sempre lo stesso drammatico problema delle armi al centro del dibattito sociale e criminale: tre delle 10 peggiori sparatorie di massa della storia moderna americana si sono verificate negli ultimi cinque mesi e per questo l’opinione pubblica Usa già attacca il presidente attuale per “giustificare” l’enorme gravità di quanto successo. Ma purtroppo è molto oltre Trump, è una cultura insita e difficile da debellare per cui l’arma è un affidabile strumento di sicurezza personale che non si può vietare. Ed ecco i risultati.. (agg. di Niccolò Magnani)

17 MORTI E DECINE DI FERITI

Un liceo in Florida che ospita 3mila ragazzi, si è visto suo malgrado protagonista di un tragico accadimento. Mercoledì sera, ora italiana, uno studente ha aperto il fuoco uccidendo circa 17 persone, almeno una dozzina di feriti e tre molto gravi, ricoverati in condizioni critiche. Il tutto è successo allo Stoneman Douglas di Parkland, 70 km a nordovest di Miami e non lontano da Fort Lauderdale. 12 delle vittime, sono state uccise proprio all’interno dell’edificio scolastico, tre appena fuori mentre due sono morte successivamente in ospedale. L’attentatore è un ex studente 19enne, Nikolas Cruz. Il giovane era armato con un fucile semiautomatico leggero Ar-15, dotato di parecchie munizioni di riserva, e di svariate granate fumogene. Poco prima dell’orario d’uscita, Cruz avrebbe attivato l’allarme antincendio, per fare scappare gli studenti e generare il panico tra di loro. Successivamente ha aperto il fuoco. Il 19enne, in base alle prime informazioni che giungono dalla scuola, era stato espulso per motivi disciplinari.

Nikolas Cruz, dichiarazioni del prof e dell’ex compagno di classe

Si parla di espulsione per Nikolas Cruz, anche per avere mostrato delle armi agli altri studenti della scuola e avere pubblicato delle fotografie sui social network. “L’anno scorso ci avevano detto che non sarebbe potuto entrare a scuola se avesse avuto con sé uno zaino”, ha spiegato un insegnante di matematica al Miami Herald, precisando anche che il giovane era stato un suo studente: “Ci sono stati dei problemi, ha minacciato degli studenti l’anno scorso e mi sembra che gli fosse stato ordinato di lasciare il campus”. Il profilo Instagram di Nikolas, attualmente chiuso, presentava numerose fotografie dove in posa si mostrava con delle armi. In una di queste, descriveva che sparare era come “una terapia”. In altre foto indossa una maglia nera e una sciarpa, parte del viso è invece coperto. “Qualunque cosa postava erano armi, è malato” ha detto un suo ex compagno di classe. Cruz ha aperto il fuoco indossando una maschera a gas. Secondo le prime informazioni, avrebbe avuto dei recenti contatti con gruppi di armi e partecipato a scambi su YouTube riguardanti la produzione di bombe.