Quello andato in scena alla chiesa Santo Volto di Torino è stato un addio per certi versi meno straziante di quanto ci si sarebbe potuti attendere, visto che ad andarsene prematuramente è stata Beatrice Naso, per tutti Bea, quella che la stampa aveva già ribattezzato la “bambina di pietra”. Un’espressione che il papà ha fatto sapere di non volere più veder associata alla figlia. E proprio lui, Alessandro Naso, piegato sulla piccola bara bianca di Bea, ha lasciato una dedica speciale:”Con te è volata via una parte di me, ti porterò sempre nel cuore”. E un’altra parte se n’è andata pochi mesi fa, quando un cancro a 35 anni ha portato via Stefania Fiorentino, la mamma di Bea, che prima di morire però aveva fondato la onlus “Amici di Bea”. Perché altri bambini come sua figlia non restassero soli. Il suo disegno è compiuto, nonostante tutto. (agg. di Dario D’Angelo)



IL FUNERALE “COLORATO”

Di triste, nella chiesa del Santo Volto, a Torino, c’era soltanto il pensiero che nessuno avrebbe più rivisto la piccola Bea Naso, la bambina che per comodità è stata ribattezzata dalla stampa la “bambina di pietra”. Un’espressione che è servita ad attirare l’attenzione dei media di tutto il mondo, ma che papà Alessandro adesso chiede che non venga più utilizzata. Per i funerali della figlia, lui che ha dovuto salutare troppo presto anche la moglie Stefania, morta a sua volta per un tumore, ha assecondato lo spirito della piccola Bea: una festa colorata, più che un lungo addio. E allora, in perfetto clima carnevalesco, le maschere di Batman, Superman, Hagrid, Pikachu, riescono nell’intento di celare parzialmente quelle lacrime che comunque solcano il viso. Perché Bea aveva sì le ossa calcificate in maniera innaturale, al punto che per la sua malattia rara non esiste cura, ma aveva un cuore elastico, energico, potente. Le sono bastati 8 anni e mezzo in terra per dimostrarlo.



LE PAROLE DELL’ARCIVESCOVO

In occasione dei funerali di Bea Naso, la bambina morta a causa di una malattia rara che le ha comportato una calcificazione ossea, ha voluto esprimere un messaggio anche l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia. Queste le sue parole, riportate da La Repubblica:”La scomparsa di questa bambina, la sua malattia rara ricordano a tutti noi che la vita è un mistero profondo; e che di fronte alla sofferenza e alla morte di persone innocenti non abbiamo risposte umane credibili, ma ci può sorreggere solo la fede nel Signore e nella sua parola di vita. La breve esistenza di Bea, la sua storia travagliata hanno suscitato, a Torino e in tutto il mondo, solidarietà e attenzione; hanno provocato tanta gente a pregare, e a compiere gesti concreti di carità”. Insomma, da parte del capo della comunità cristiana torinese, un modo per ricordare che le sofferenze della piccola Bea non sono state inutili. 

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