Scene da guerriglia a Napoli: scontri tra attivisti dei centri sociali e le forze dell’ordine, sono anche scoppiate bombe e sono stati lanciati fumogeni. Tutto questo a poca distanza dalla stazione ferroviaria, tra automobilisti, passanti e passeggeri in uscita spaventati. Il corteo aveva iniziato a protestare contro un appuntamento elettorale di Casapound, ma ad un certo punto si è avvicinato all’hotel dove c’era Simone Di Stefano, leader del movimento di destra. La tensione è subito salita, gli attivisti dei centri sociali hanno iniziato a lanciare bottiglie e bombe molotov, quindi le forze dell’ordine hanno circondato quel tratto di strada. Un gruppo di attivisti è stato fermato ed è stato tenuto fermo da agenti di polizia in assetto antisommossa e poi, come riportato dall’Ansa, è stato portato in Questura. Qui la protesta degli attivisti si è spostata in serata: sono stati lanciati anche dei petardi davanti alla sede della Questura di Napoli per protestare contro il fermo del gruppo di manifestanti. In totale sono venti gli attivisti che sono stati fermati.
NAPOLI, CENTRI SOCIALI CONTRO CASAPOUND: SCONTRI CON LA POLIZIA
Ora la situazione è tornata alla normalità a Napoli, ma quanto accaduto domenica 18 febbraio lascia l’amaro in bocca. Duro il commento del questore di Napoli, Antonio De Iesu: «L’arroganza, la protervia di un gruppo di manigoldi che hanno bloccato un punto centrale di Napoli lascia un livello di inquietudine», il commento rilasciato ai microfoni dell’Ansa. «C’è un innalzamento del livello di aggressività, una strategia mirata per colpire le forze dell’ordine», prosegue il questore, il quale poi ha comunicato che non sono stati registrati feriti né tra le forze dell’ordine né tra i cittadini. Gli attivisti dei centri sociali parlano invece di «carica delle forze dell’ordine» e di «almeno due manifestanti feriti». Nel comunicato hanno scritto di aver attraversato «pacificamente il Vasto per fare comunicazione antirazzista, e quando si è trovato più volte bloccato e circondato da tutti i lati ha evitato lo scontro frontale col costoso apparato militare predisposto per permettere il comizio dei fascisti, lo ha aggirato cambiando continuamente strada ed è arrivato all’ingresso di via Galileo Ferraris». Gli antifascisti napoletani avrebbero chiesto al comandante in piazza, Fiorillo, di aprire lo schieramento per farli defluire, invece il vicequestore avrebbe ordinato la carica «rischiando di investire con i mezzi blindati due manifestanti».