L’unica novità al momento è che presso l’ambasciata italiana in Messico è in corso una riunione straordinaria per fare il punto della situazione sulla scomparsa dei tre napoletani. Lo annuncia La Vita in Diretta, che nella puntata di oggi si è occupata dei “desaparecidos” Raffaele Russo, suo figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino, che lavoravano in Messico vendendo generatori elettrici. Il programma di Raiuno ha raccolto gli appelli dei familiari, che non riescono ad avere notizie esaurienti dalle istituzioni. «La situazione viene costantemente monitorata», questa è la dichiarazione raccolta da Il Mattino, che ha interpellato un funzionario della Farnesina, il quale ha poi spiegato che «le autorità diplomatiche restano in costante contatto con Francesco Russo (il figlio di Raffaele, che continua a risiedere in un albergo di Ciudad de Guzman, la città nella quale risiedevano i tre napoletani, ndr). Inoltre, il funzionario ha assicurato che «i familiari restano in condizione di sapere tutto quanto: sono informatissimi, continuamente aggiornati sulla situazione». Ma queste parole non aiutano a capire il quadro di questo mistero.
TRE NAPOLETANI SCOMPARSI IN MESSICO: L’APPELLO DEI PARENTI
Nel giallo della scomparsa dei tre napoletani in Messico c’è anche quello delle telefonate che Francesco Russo, il figlio di Raffaele, ha effettuato il 31 gennaio, dopo le 19 ora locale, alla municipalità di Tecaltitlan. Per questo i familiari dei tre italiani scomparsi hanno lanciato un appello: chiedono alle autorità italiane di sollecitare quelle messicane ad acquisire le telefonate. In quelle chiamate fu detto a Francesco Russo che due italiani erano stati fermati dalla polizia locale, versione che invece le forze dell’ordine messicane hanno smentito. «Recuperare gli audio di quelle conversazioni sarebbe essenziale ai fini delle indagini sull’accaduto», fanno sapere i familiari. Un concetto che il ragazzo ha ribadito ai microfoni di Pomeriggio 5: «Non posso dirti dove sono, perché ho paura. Qua la situazione è tragica. Ci sono delle registrazioni delle chiamate e dei messaggi che ho fatto io. Mi hanno solo detto che le telecamere sono rotte. Io non posso fidarmi di nessuno. Questo è un paese corrotto».