25 euro per vendere il proprio corpo, 25 euro per farsi spogliare e violentare da uomini. Non si tratta dell’ennesimo dramma di una donna profuga, immigrata, costretta per mangiare o far mangiare i suoi figli a subire la peggiore delle angherie. No, questa volta si tratta di una bambina italiana. 

Paesino del palermitano, 9 anni: offerta per pochi spiccioli a uomini adulti, amici di famiglia o casuali avventori, chissà. C’è chi ha visto la piccola appartarsi in un campo, zitta, sottomessa, schiava. E ha avuto il coraggio di denunciare. Si è scoperto così che gli aguzzini erano i genitori, che ospitavano gli amplessi spesso in casa, e talvolta assistevano. Per bestiale lussuria o per controllare che la bambina non si ribellasse?



Questa volta è accaduto a un’italiana. E chissà quante volte capita, in famiglie apparentemente normali, che mandano i figli in un’inutile scuola. Allora: abbiamo il diritto di giudicarci migliori, superiori, per costumi e civiltà? E ancora: parlare di Sicilia significa sempre parlare solo di mafia e corruzione, o c’è una corruzione dell’anima che è più grave, più oscena e irredimibile? Quando la finiremo di indossare griffati abiti per aitanti attrici e attricette e sfileremo arrabbiate davvero, perché l’orrore di tante povere donne, bambine dimenticate, abbia fine?



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