In Thailandia, dopo lo scandalo della coppia australiana che rifiutò il bambino nato da una madre surrogata perché down, è stato proibito ai non cittadini thailandesi di  “subaffittare” il ventre delle donne a pagamento per portare nei loro paesi i figli da loro partoriti. Un tentativo estremo di fermare il commercio di bambini surrogati che nei paesi del terzo mondo è fiorentissimo. Nel 2015 lo stesso ha fatto l’India, fino ad allora il paese con il più fiorente mercato di bimbi surrogati, che rendeva circa 400 milioni di dollari all’anno, proprio per evitare che donne povere cadessero vittime di questo squallido commercio. Molte delle cliniche costrette a chiudere si sono però trasferite nel vicino Nepal, mentre quelle thailandesi si erano riposizionate in Cambogia dove anche lì per fortuna dal 2016 è vietato agli stranieri tale commercio. La storia del giapponese Mitsutoki Shigeta, soprannominato “la fabbrica di bambini” dimostra purtroppo che è possibile aggirare le frontiere tailandesi del commercio. L’uomo, figlio di uno degli industriali più ricchi del Giappone, è padre di nove bambini ottenuti affittando il ventre di altrettante donne, si calcola pagando tra i 9mila e i 12mila dollari ciascuno di essi. In precedenza ne aveva “comprati” altri quattro. 



Scoperto dalla polizia, i bambini sono stati dati in custodia mentre lui ha avuto il coraggio di portare in tribunale il ministero dello sviluppo sociale thailandese. La sua difesa: ho sempre desiderato avere una famiglia estesa e ho le possibilità economiche per mantenerla. Inoltre, ha detto ancora, vuole che i figli avuti da maternità surrogate diventino gli eredi del suo impero commerciale. Ed è riuscito nel suo intento. Dopo che gli organi governativi hanno decretato che l’uomo ha davvero le possibilità economiche di mantenerli tutti, la Corte del tribunale minorile ha stabilito che il signor Shigeta è l’unico genitore effettivo dei 13 bambini: “Viste le opportunità che i 13 bambini riceveranno dal padre biologico, che non ha nessun precedente penale, la corte sentenzia che tutti i 13 nati da maternità surrogata sono da considerarsi legalmente figli del donatore”. Insomma, alla fine i soldi vincono tutto, e se è vero che questi 13 bambini avranno una bella vita, si spera, è altrettanto vero che sono stati messi al mondo per soddisfare i desideri di un singolo uomo che non si è mai preoccupato che i piccoli avessero anche una madre. Che ovviamente hanno, ognuno di loro, ma che non conosceranno mai. I soldi comprano la felicità?

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